La moderata saccatura nord-atlantica di inizio settimana servirà un pò a rompere la monotonia dettata dalla persistente configurazione di un fronte polare piuttosto spostato a nord di latitudine e di un invadente sub-tropicale. Non servirà, però e probabilmente, ad introdurre qualcosa di particolarmente diverso in modo duraturo. La medesima saccatura, infatti, sembra caratterizzarsi come il classico affondo sia non privo di ostacoli che destinato a rapido spostamento verso levante. Il successivo ripristino della configurazione generale sopra menzionata risulta, di fatto e nelle prospettive di medio-lungo termine, per nulla prodigo di promesse invernali. Si può, alla luce delle ultime emissioni, intravedere una spinta anticiclonica oceanica meridiana di un certo interesse in corso di inizio terza decade, ma si tratta di qualcosa ancora tutto da confermare e, nel caso, anche non necessariamente foriero di chissà quali sconvolgimenti. Il disegno della situazione generale emisferica prevista intorno ai giorni 17/18 è eloquente. Mostra il disegno di un vortice polare privo di apprezzabili deframmentazioni o perturbazioni, che muove un corso mobile o semi-mobile associato a falle atlantiche e ad invadenze sub-tropicali mediterranee. Lo scarso dinamismo meridiano, i frequenti rialzi barici alle nostre longitudini ed un corso ovest-est generalmente spostato piuttosto a nord rendono ragione di un contesto climatico poco freddo se non mite nonché poco perturbato. La monotonia e la frequenza di un clima del genere e di situazioni del genere, che vedono gli inverni andarsene in modo anonimo, privi di quelle dinamiche e di quelle spinte perturbate e fredde che dovrebbero essere la norma, risulta assai inquietante e pone inevitabili interrogativi sul futuro di un clima doverosamente da seguire, da studiare e su cui intervenire, se possibile. Dicendo questo non intendo, certamente, scomodare l’argomento global warming antropico, che è argomento complicato e da lasciare ai climatologi. Ma, altrettanto certamente, al di là di quanto effettivamente questi inverni miti e piatti siano legati ad influenze antropiche ed al global warming, non possiamo non riflettere su un clima che, nei decenni, è andato, per come è nei fatti, regalandoci inverni sempre più simili ad autunni o ad inizi di primavera…
Pierangelo Perelli

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