Editoriali — 10 Settembre 2016

10-09-2016 – Salve a tutti, dopo qualche giorno torniamo ad occuparci del terremoto del’Italia centrale, per un rapido aggiornamento in merito alla sequenza delle scosse e per cercare di comprendere, ancora una volta, le dinamiche in atto nel settore appenninico coinvolto nelle diverse scosse. 

Diciamo subito che, fortunatamente, non vi sono state ulteriori scosse di magnitudo rilevante per le infrastrutture antropiche. Segnaliamo, in questa sede, unicamente due scosse di magnitudo rispettivamente pari a 3,2 e 3,0, avvenute nelle ultime 24 h nell’area settentrionale colpita dal sisma. Tali eventi appaiono significativi per poter comprendere, anche per i profani della materia, come si sta esplicando l’evoluzione sismotettonica della sequenza in corso.

Ecco la collocazione delle due scosse inquadrata in contesto più ampio, comprendente anche i limiti della precedente sequenza umbro-marchigiana del 1997-1998 (fig.1).

fig.1

panoramica-terremoto

 

Come si evince dalla fig.1, le due scosse interessano ancora la dorsale principale dei Sibillini. La prima è collocata più a est (sotto il Vettore) dell’ormai famosa faglia del Redentore, attivata probabilmente più volte in questi giorni e le cui emergenze superficiali sono evidenti lungo i versanti della punta omonima. La seconda scossa (Ml 3,2) è invece collocata più a nord, al termine dell’allineamento  principale dei Sibillini, nei pressi dell’intersezione della dorsale con l’importante elemento morfologico (e tettonico) della Valnerina. Come si vede dalla fig.1, le repliche della sequenza si stanno allineando con la precedente sequenza, separate unicamente dalla dislocazione trasversale (direzioine antiappenninica) della Valnerina.

Approfondiremo tale argomento nei prossimi giorni, alla luce degli aggiornamenti della sequenza e con qualche elemento geologico di dettaglio.

Passiamo ora a un’altra immagine e cerchiamo di capire cosa realmente stia succedendo, attraverso la sequenza delle diverse scosse, alle dorsali montuose appenniniche; ovvero, come si stia esplicando, praticamente in diretta, l’evoluzione geodinamica di questo settore della penisola (fig.2).

fig.2

copia-di-pierantoni13vettore

 

Nella fig.2 sono quindi riportate due sezioni geologiche, a direzione SW-NE, della dorsale dei monti Sibillini. Risulta interessante, in questa sede, analizzare quella più in basso, passante proprio per le cime del Vettore e del Redentore.

In sostanza, dalla figura in esame, appare chiara la coesistenza di due tipi distinti di tettonica nell’area centrale appenninica.

1) Verso destra (est), le dorsali calcaree “sormontano” (sovrascorrono) altri depositi più recenti realizzando quindi l’orogenesi vera e propria; la catena viene spinta verso l’Adriatico e sale di quota.

2) Verso sinistra (frecce rosse) le stesse strutture calcaree “vengono richiamate” verso il basso dall’apertura del mar Tirreno, che continua a far scendere di quota i rilievi appenninici, che sprofondano quindi verso ovest. Tale azione di sprofondamento, come ribadito in altre occasioni (ved. editoriale) , è la causa dell’attivarsi dell’attuale sequenza sismica. 

In tal senso, in fig.2 sono state sottolineate tutte le faglie dirette, ovvero quelle responsabili del ribassamento delle varie strutture, in particolare quelle che “immergono verso ovest”, con il piano di faglia che quindi è inclinato verso il Tirreno.

Come si vede dalla fig.2, è davvero molto complessa la frammentazione dei diversi blocchi della catena, davvero molto difficile capire quale segmento di faglia si attiverà ma, soprattutto, appare evidente come siano correlate tutte le strutture. Occorrerà prestare quindi sempre attenzione alla localizzazione delle diverse scosse, almeno quelle di magnitudo significativa (minimo 3-3,5), per comprendere dove si stia spostando, eventualmente, la sequenza sismica.

Riprenderemo tali argomenti nei prossimi giorni, per adesso un saluto affettuoso.

 

Ilario Larosa    (meteogeo)

 

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