Editoriali Slider — 27 Dicembre 2019

Scrutare nei forecast di lungo termine non penso, ammessa la corretta interpretazione dei medesimi, sia un reato. Non si tratta di assumerli come previsioni dotate di alta affidabilità ma come il risultato di calcoli fisico-matematici assolutamente seri e basati su criteri scientifici. La meteo è ancora lontana, nonostante la potenza ed il valore di tali calcoli, dal fornire previsioni di lungo termine affidabili, ma i progressi in tal senso, per quanto lenti, sono continui ed ineccepibili. La corretta interpretazione del valore di una mappa di lungo termine, che vale, peraltro, anche per una mappa di medio e di breve termine, consiste nel considerare lo sviluppo di tali mappe continuo e progressivo e, dunque, nel considerare quella mappa specifica, riferita ad un certo orario di un certo giorno, qualcosa che vale nell’attimo, nel presente, e che attende la sovrascrittura della mappa successiva. Ed è assolutamente normale che, anche a distanza di poche ore e tra run contigui, possano manifestarsi variazioni anche significative. I forecast modellistici devono essere esaminati in continuo per capirne il valore ed il significato. Esaminare una mappa a 7 giorni e scoprire 7 giorni dopo che si è manifestato un tempo decisamente diverso da quello postulato 7 giorni prima porta a definire quella previsione di 7 giorni fa come sbagliata. Ma non c’è nulla di sbagliato. C’è semplicemente il calcolo di un momento che, ripetuto in un tempo successivo, porta ad un risultato più o meno confermato o non confermato. E’ importante anche sapere che, statisticamente, più una mappa è di breve termine e più è affidabile o ha un’elevata probabilità di risultare confermata. Ma è ovvio che, ammessi i criteri interpretativi sopra indicati, la curiosità di guardare oltre i 3-5 giorni, dato che certi calcoli esistono, è naturale ed ampiamente giustificata. Ecco che, nell’occasione, mi piace commentare certe mappe riferite a gennaio dell’importante modello CFS (v2) che, pur comparendo a fasi alterne ed alternandosi con forecast decisamente diversi, risultano proposte da qualche tempo con una certa frequenza. Al netto dei ribaltoni suddetti CFS, più o meno spesso, infatti, propone, in particolare per la seconda e la terza decade, fasi a carattere freddo di una certa consistenza collegate a decise irruzioni continentali e marcati travasi del vortice polare. Nell’ultimo run, ad es. (vedi disegno), indica, per inizio terza decade, qualcosa che, pur se come tentativo, davvero somiglia a certe puntate nord-orientali a carattere storico. Naturalmente ne prendiamo atto per esaminare, fare commenti, discutere, e non certo per tradurre tutto questo in previsioni affidabili. Anche perché ci aspetta il run CFS prossimo…

Pierangelo Perelli

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