Editoriali Slider — 23 Gennaio 2020

Non sono più gli inverni di una volta. La frase, senza dubbio, ha un senso e dice il vero. Chi segue il tempo da decenni non può non aver verificato che da un pò di anni agli inverni mediterranei manca quel qualcosa che un tempo era molto più presente e protagonista. E mi riferisco al famoso anticiclone russo-siberiano. I grandi afflussi freddi degli ultimi anni sono sempre stati legati a processi dinamici e ad estensioni anticicloniche dinamiche. Quando si parla di estensioni dinamiche si parla di grandi movimenti in quota che vedono protagonisti il sub-tropicale ed il vortice polare. L’anticiclone russo-siberiano, inteso come anticiclone termico, lo si è visto sempre poco e sempre meno. Ed è evidente che se per avere afflussi freddi degni nota si deve scomodare il fronte polare e il sub-tropicale avere i medesimi afflussi diventa molto più problematico. Un anticiclone russo-siberiano protagonista ed in grado di estendersi verso ovest, invece, è in grado di spingere masse fredde al suolo verso il mediterraneo senza la necessità di una compartecipazione dinamica. Ecco spiegata una causa, tra le più importanti, della riduzione del freddo e delle precipitazioni nevose sul nord italia in primis. L’anticiclone russo-siberiano, pur potendo avere una componente dinamica ed essere misto, infatti, nella sua essenza più pura è da intendersi come termico, ovvero non troppo esteso in altitudine, sovrastato da un campo barico in quota che può essere negativo e determinato, sostanzialmente, dal grande freddo in quelle aree. Un anticiclone russo-siberiano di tipo esclusivamente termico, privo del supporto scand+ pattern, privo di ogni ragione dinamica e sufficientemente esteso verso ovest è, certamente, anche in presenza di un contesto essenzialmente zonale o occidentale in quota con perturbazioni atlantiche, capace di apportare quel freddo al suolo che, soprattutto sulla pianura padana, è poi, per effetto delle perturbazioni atlantiche, all’origine del classico tempo invernale e nevoso. Il discorso è un pò più complesso e la sto facendo fin troppo semplice, ma la sostanza è questa. Ovvero quella della possibilità di inverni meritevoli di essere chiamati tali anche, paradossalmente, in assenza di particolarmente significative situazioni di blocco ed irruzioni artiche in quota. Anticiclone russo-siberiano di natura puramente termica ed irruzioni artiche o artico-continentali dinamiche, peraltro, non sono dimensioni meteo-climatiche così disgiunte, tutt’altro. Lo stesso russo-siberiano termico delle irruzioni in quota si alimenta, con le medesime stringe relazioni (vedi ponte di weikoff) e può diventare esso stesso dinamico. Ma è un fatto che certe fasi fredde esclusivamente legate, come origine, al freddo delle terre russo-siberiane, una volta si verificano e da un bel pò di tempo non più. In proposito, dato che l’ultima emissione GFS per i giorni di fine prima decade di febbraio mostra qualcosa di attinente, seppur rappresentato da un russo-siberiano associato a pattern scand+ e, dunque, non completamente termico, ho disegnato la medesima situazione dove si vede, appunto, un russo-siberiano ben disposto e capace di muovere aria fredda verso ovest…

Pierangelo Perelli

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