Climatologia — 17 Aprile 2016

A volte, in Meteorologia, si parla di compensazione. Ma cos’è questa compensazione e soprattutto ci sono basi scientifiche che la provino? Finora no, anche se tutti converrete che i fenomeni atmosferici nascono proprio per appianare squilibri e dunque, in un certo senso, per riequilibrare, compensare le forze in gioco.

Il discorso però cade su vari fronti. Pensate ad esempio alle configurazioni circolatorie derivanti da blocchi atmosferici persistenti. Il mutamento dei regimi di persistenza, proprio legati a questi blocchi atmosferici, sempre più frequenti e prolungasti, sono l’ago della bilancia del tempo 2.0.

Ora, osserviamo che le perturbazioni hanno da tempo disertato l’Italia (e il bacino del Mediterraneo), fatta eccezione per brevi ricomparse marginali legate quasi esclusivamente a ciclogenesi secondarie di natura mediterranea. Le perturbazioni “classiche”, quelle belle cariche che arrivano dall’Atlantico, quelle che un tempo facevano del mese di aprile un bottino d’acqua quotidiano, hanno preso invece da oltre un anno altre vie. Potremo rivederle a breve?

Sembrerebbe proprio di no. La gran parte di nubi e precipitazioni rimarranno arenate oltre le Colonne d’Ercole almeno sino al 20 di aprile. Ergo nessuna perturbazione atlantica che si rispetti sarà in grado di proporsi sui nostri orizzonti occidentali. Solo brevi comparse radenti l’arco alpino. Per contro nell’ultima decade del mese, potrebbe delinearsi un tempo più meridiano, ma questa volta sotto il tiro di correnti settentrionali più fresche.

Una linea di tendenza che potrebbe essere l’unica via d’uscita allo strapotere anticiclonico nord-africano, di certo non il classico mese di aprile generoso di perturbazioni atlantiche, ma almeno un proseguimento di primavera con i prati verdi.

 

 

 

 

 

Luca Angelini per Meteoservice.net

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