Editoriali — 07 Settembre 2015

Articolo tratto da: Italiachedimentica
Ogni sera Roberta e suoi figli dorme a casa dei genitori e
in otto si accalcano in due stanze con bagnetto e cucinino, ma di giorno la famiglia deve andare al parco pubblico, con qualsiasi tempo “perché resistere in tanti là dentro sarebbe impossibile, come ha constatato il funzionario dell’Aler quando è venuto a verificare la situazione e si è messo le mani tra i capelli “: A fare compagnia a Roberta sono i suoi figli,  Francesco e Maurizio, i gemellini nati due anni e mezzo fa, Desiré, 4 anni, Salvatore,  12 ann e Luigi, 16 anni, studente alla scuola per idraulici.

Qui ormai li conoscono tutti, è davvero ‘casa loro’, e l’unico che manca all’appello è il papà, Raffaele S., 49 anni, operaio assunto regolarmente, impegnato a portare il pane a casa. Solo che lui, per non gravare sulla famiglia, la notte a dormire va da sua sorella fuori Milano e i figli non li vede quasi più.

Roberta U., 39 anni, milanese madre di cinque figli,  ha diritto ad un’alloggio popolare, ma è costretta a vivere in un parco per un cavillo della legge regionale, il quale stabilisce che per una famiglia così numerosa non è lecito assegnare un alloggio sotto i 90 metri quadri, e siccome da 90 metri quadri non ce ne sono, la famiglia resta per strada: “Abbiamo detto mille volte che noi ci stringiamo,”- racconta sconsolata Roberta-” che non ci serve un castello ma un tetto. Ci rispondono che la legge parla chiaro. Ma invece è legge vivere in un parco?”.

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