Previsioni stagionali — 22 Novembre 2014

Meglio seguire con pazienza tutte le corse dei principali modelli o attaccarsi agli indici per cercare di costruire il percorso della stagione invernale?

Ci sono meteorologi che preferiscono analizzare e contronalizzare le corse dei principali modelli matematici a lungo termine, per cercare di trovare una pista previsionale affidabile a 10-15 giorni, senza tormentarsi con mille indici teleconnettivi che talvolta deludono e lasciano il tempo che trovano, altri invece che cercano di far coincidere con pazienza tutti i pezzi dei puzzles e di trovarne riscontro nelle emissioni modellistiche.

Naturalmente nella galassia degli indici teleconnettivi c’è il serio rischio di perdersi, soprattutto perchè al minestrone sembra che ogni anno venga aggiunto un ingrediente nuovo, che alla fine poco aggiunge al sapore e al valore della pietanza. In pratica un buon minestrone in inverno si mangia sempre volentieri, purchè non diventi una monoportata e un tormentone.

Quest’anno si parla tanto di QBO- come fattore di sostegno alla buona riuscita dell’inverno. Di cosa si tratta? La QBO sta per Quasi Biennal Oscillation. Si tratta di un’oscillazione stratosferica che prevede fasi pressochè biennali (24-36 mesi) della direzione di provenienza dei venti stratosferici equatoriali. Una fase positiva indica venti occidentali, una fase negativa venti orientali. L’indice va considerato sempre in concomitanza con la fase solare che, se debole, può stimolare moti antizonali, cioè da est verso ovest, in sede europea, con conseguente diffusione del freddo sul Continente. Ora è in fase negativa. Inverno freddo? Magari fosse così facile.
In realtà spesso deve accoppiarsi ad altre dinamiche favorevoli per fornire risvolti utili all’inverno.

In passato proprio in fase negativa questo indice infatti talvolta non ha funzionato, per approfondire leggi qui:
http://meteolive.leonardo.it/news/In-primo-piano/2/previsioni-stagionali-inverno-2014-2015-cosa-non-quadra-/47766/

E’ sempre molto di moda la ricerca di un un forte riscaldamento stratosferico di vasta portata che abbia risvolti freddi in troposfera; per il 2015 sembrerebbe possibile in gennaio, ma con conseguenze tutte da valutare in sede europea. Infatti è da valutare se sarà tale da produrre uno split, cioè una divisione del vortice polare in più rami, o se semplicemente ne provocherà un dislocamento, ma in tutti questi casi non è detto che la soluzione deponga per risvolti invernali in casa nostra.

Da qualche anno va molto di moda anche il SAI (Snow Advance Index) che si occupa di monitorare l’andamento ottobrino della copertura nevosa al di sotto del 60°N, che quest’anno ha fatto segnare un buon risultato, simile a quello del 2012. Più neve c’è ad ottobre si dice, più il vortice polare troposferico durante l’inverno ne risulterà disturbato.

Dall’anno scorso è arivato a far parlare di sè anche l’OPI (October Pattern Index) che vorrebbe legare ciò che accade ad ottobre a livello barico a 500hPa con l’oscillazione artica media del trimestre invernale che lo segue. Anche lui se risulta negativo e quest’anno si è fermato ad un sorprendente -2.12, suggerisce la possibilità di disturbo nell’attività del vortice polare.

Naturalmente non si può tralasciare l’importanza di indici storici di tipo descrittivo (rispetto alle corse del modello americano) come la NAO: North atlantic oscillation. Questo pattern (modello) ha una grandissima importanza per il tempo sul nostro Paese ed è uno dei registi della circolazione atmosferica in area euro-atlantica. Esso identifica le differenze di pressione atmosferica ai due capi dell’Atlantico. La fase positiva si propone con una profonda depressione islandese e un altrettanto forte anticiclone sub-tropicale oceanico.

La forte differenza pressoria (gradiente) provoca un’accelerazione della corrente a getto con le perturbazioni atlantiche che colpiscono il nord Europa favorendovi inverni miti e piovosi, mentre sull’Europa centro-meridionale il clima è mite e spesso secco poichè sotto influenza anticiclonica. La fase negativa viceversa vede le due figure antagoniste indebolirsi. Il gradiente pressorio si attenua e la corrente a getto rallenta. Ne derivano ondulazioni (onde atmosferiche di Rossby) più accentuate con possibili blocking atlantici. In particolare la fase negativa prevede un abbassamento del flusso atlantico con tempo più fresco e piovoso sull’Europa centro-meridionale, freddo ma secco sul nord Europa.

E come dimenticare la AO: Artic Oscillation, che indica la potenza del Vortice Polare (VP) in sede artica. La fase positiva inquadra un VP molto forte, con isoipse chiuse e scambi termici meridiani blandi o assenti. La fase negativa prevede al contrario un VP molto debole unitamente ad anomalie negative di pressione alle medie latitudini frutto di scambi meridani molto marcati. A volte capita addirittura che il VP vada incontro ad una vera e propria scissione (detta split) con la formazione di un anticiclone polare invernale. Normalmente tutto si riconduce agli eventi stratosferici denominati stratwarming, di cui abbiamo parlato sopra. (riscaldamenti invernali anomali della statosfera). I resti del VP collassato scivolano dunque verso le medie latitudini arrecandovi notevoli ondate di gelo.

Ed eccoci al NAM: North Anular Mode, che indica la potenza del vortice polare a tutte le quote. In sostanza l’AO appena vista è la porzione al livello del mare dell’indice NAM. Esso è molto utile per monitorare la consistenza del vortice polare in stratosfera.

Altro indice molto inflazionato è lo SCAND: Scandinavian pattern. La fase positiva prevede la formazione di un forte anticiclone dinamico sulla Scandinavia, quella negativa di una depressione. Questo pattern ha un notevole ruolo nel clima europeo poichè in fase positiva può dirottare aria gelida continentale verso il comparto mediterraneo, soprattutto se abbinata al sostegno di un anticiclone sulle Isole Britanniche.

Molto importante è anche il PNA: Pacific North American. Si tratta di una NAO riferita al Pacifico. La fase positiva prevede un’anomalia negativa di pressione nei pressi delle isole Aleutine dove impera una vigoroso vortice che favorisce l’ondulazione del getto polare in modo tale da produrre rimonte sub-tropicali verso Canada ed America nord-occidentale e discese di aria fredda in direzione degli Stati Uniti orientali. La fase negativa apporta l’esatto contrario.

Il PNA è influenzato dalla fase ENSO. Generalmente la fase positiva si associa ad episodi di Nino, viceversa quella negativa. Il suddetto indice se positivo in presenza di NAO negativa, favorisce i blocking atlantici, mentre se entrambi sono positivi viene favorita una configurazione denominata Bartlett High con l’anticiclone azzorriano “spalmato” lungo i paralleli.

Il Nino di cui siamo in attesa dovrebbe alla fine rivelarsi debole o al più moderato, senza condizionare in modo importante il tempo sull’Europa.

Sulla debolezza del ciclo solare 24, ormai giunto ai suoi modestissimi massimi, si discute con foga in ambito scientifico. Molti ritengono che l’ulteriore debolezza della fase finale del ciclo potrebbe favorire stagioni mediamente più fredde, specie in associazione con alcuni indici teleconnettivi. Molti altri scienziati ritengono invece limitata l’influenza dell’attività solare sul clima dei prossimi anni.

Naturalmente di indici ce ne sono molti altri e potremmo parlarne sino a sera. MeteoLive tiene d’occhio la situazione a 360° senza però dare eccessiva importanza a tutte le possibili combinazioni fornite dalle teleconnessioni, e nel contempo naviga a vista sulle importantissime risposte concrete offerte giornalmente dai modelli matematici.

Per il momento gli indici suggeriscono un inverno potenzialmente interessante, soprattutto a gennaio. Bene, intanto cominciamo a capire calandoci nel reale cosa ci riserverà l’inizio di dicembre…
Autore: Alessio Grosso
Fonte: 3bmeteo.com__067044___cicli_solari2

Share

About Author

(0) Readers Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Informativa sui cookie. Continuando la navigazione ne accetti l'utilizzo maggiori informazioni

Non utilizziamo alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie legati alla presenza di plugin di terze parti. Se vuoi saperne di più sul loro utilizzo e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostraINFORMATIVA

Chiudi