Editoriali — 01 Settembre 2015

In occasione del prossimo Giubileo della Misericordia, papa Francesco ha “deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono”. Il Papa lo scrive in una lettera a mons. Rino Fisichella.

Finora la facoltà di perdonare l’aborto ai genitori che l’avevano commesso e ai medici e operatori sanitari che vi avevano partecipato era riservata al vescovo diocesano, che in certe occasioni ne poteva dare delega anche ai sacerdoti. Per il Giubileo straordinario che si apre il prossimo 8 dicembre, il Papa aveva poi istituito la figura dei “missionari della Misericordia”, da inviare in tutte le diocesi con la facoltà di confessare tutti i peccati, fino a quelli riservati alla Sede Apostolica, compreso quindi l’aborto. Ora Bergoglio fa un ulteriore passo, estendendo la facoltà di perdonare il procurato aborto a tutti i sacerdoti.

“Uno dei gravi problemi del nostro tempo è certamente il modificato rapporto con la vita – scrive il Papa nella lettera all’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, delegato dal Pontefice per l’organizzazione del Giubileo straordinario -. Una mentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere la dovuta sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita”.

“Il dramma dell’aborto – prosegue Francesco – è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere”.

“Penso, in modo particolare – aggiunge -, a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza”. Secondo il Pontefice, “il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre”.

“Anche per questo motivo – spiega – ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono”. “I sacerdoti si preparino a questo grande compito – conclude Bergoglio – sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza”.

Valide anche confessioni Lefebvriani – “Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori” dei Lefebvriani. Così il Papa in una lettera a mons. Fisichella in cui, tra l’altro, concede ai fedeli della Fraternità San Pio X, in occasione del Giubileo che “non esclude nessuno”, la validità della confessione presso i loro sacerdoti.

Giubileo ha sempre costitutito occasione amnistia – Per i carcerati, “che sperimentano la limitazione della loro libertà”, “il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto”. Lo scrive papa Francesco in una lettera sul Giubileo a mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione. “A tutti costoro – afferma il Pontefice – giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono”. “Nelle cappelle delle carceri – prosegue – potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà”.

 

 

 

 

Fonte Ansa

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