Climatologia — 31 Marzo 2016

Avete presente quelle mappe, proprio come quella rappresentata in figura (di repertorio) che andiamo ad esaminare tutti i giorni per capire come evolverà il tempo previsto? Avete mai notato che nei campi di alta pressione la distanza tra le isobare, è molto più elevata rispetto a quanto si rileva nelle basse pressioni? Perfetto, avrete certamente notato allora che nel cuore di un’alta pressione ci sono sempre “poche isobare” rispetto a quanto avviene nelle basse pressioni.

Non è un caso, una spiegazione c’è, ed è da ascrivere all’equilibrio tra la forza di gradiente, ossia quella che si genera per la differenza di pressione tra due punti della superficie terrestre, l’effetto centrifugo dovuto alla rotazione della struttura atmosferica e l’effetto di Coriolis, causato dalla rotazione terrestre.

La forza di gradiente, per così dire,  “tira” sempre dall’alta verso la bassa pressione ed è tanto più forte quanto più è elevata è la differenza di pressione tra le due strutture. La forza centrifuga tira “al contrario”, ossia sempre verso l’esterno della curva fatta dal vento per andare dall’alta alla bassa pressione ed è fortemente dipendente dalla velocità. L’effetto di Coriolis infine tira sempre verso destra (nel nostro Emisfero) rispetto al verso di movimento del vento, ed è direttamente proporzionale alla velocità del vento e alla durata del suo movimento.

Per quanto detto possiamo pertanto riassumere che: nell’alta pressione le forze agiscono in sinergia, portando l’aria verso l’esterno, determinando quindi un allentamento delle isobare, che si fanno via via più rade. Ecco perchè nell’alta pressione i venti sono generalmente deboli. Nella bassa pressione, al contrario, la forza di gradiente e quella centrifuga agiscono in opposizione, causando una compressione del campo di vento che si traduce proprio con l’infittimento delle isobare. Ecco perchè nelle basse pressioni i venti sono generalmente intensi.

 

 

 

 

 

Luca Angelini per Meteoservice.net

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