Editoriali — 11 Maggio 2015

Chi non fosse interessato alla disquisizione scientifica, può andare direttamente alle conclusioni  a fine articolo.

El Niño / Southern Oscillation (ENSO) è il più importante fenomeno accoppiato oceano-atmosfera in  grado  provocare variabilità del clima globale e interannuale. Qui si cerca di monitorare l’intensità attuale dell’ENSO  sulla base dell’indice MEI (Multivariate ENSO Index) basato sulle sei principali variabili osservate sul Pacifico tropicale e collegate agli eventi di Niño/ Niña.

Queste sei variabili sono: la pressione a livello del mare (P), le componenti al livello del mare del vento zonale (U) e meridionale (V), la temperatura superficiale del mare (S), temperatura dell’aria di superficie (A), e la frazione totale nuvolosità del cielo ( C).

Le pressione al livello del mare (P) mostrano la impronta della Southern Oscillation: anomalie ad alta pressione sul Pacifico equatoriale occidentale e anomalie di bassa pressione nella parte orientale corrispondono a valori positivi MEI, o condizioni di El Niño-like. Coerentemente con P, valori postivi nel campo  U  del vento  lungo l’equatore e appena a sud dell’Equatore in prossimità della “linea di cambiamento della data”, sono tipici del Niño, perché in quell’area in assenza di Niño soffiano gli Alisei da Sudest. Valori negativi di U (venti orientali) a nord di Indonesia indicano la presenza di Niño, perché in condizioni normali lì dovrebbe prevalere le componete sudoccidentale dei Monsoni. Il campo di vento meridionale (V) presenta elevati valori negativi a nord dell’equatore in tutto il bacino del Pacifico centrale, il che denota lo spostamento verso sud della ITCZ ​​così comune in condizioni di El Niño-like, giustapposti con alti valori positivi a nord-est dell’Australia (anomalie meridionali durante El Niño).

Entrambi i campi di temperatura superficiale del mare (S) e  dell’aria (A) mostrano la tipica firma ENSO  con un cuneo di valori positivi che si estende dalla costa Centro e Sud America appena ad est del dateline, o anomalie calde durante un evento di El Niño. Allo stesso tempo, la nuvolosità totale (C) tende ad aumentare nella parte centrale ed orientale Pacifico equatoriale, al contrario la nuvolosità  cala dalle Filippine Hawaii e oltre.

2

 

 

Il MEI è calcolato separatamente per ciascuna delle dodici stagioni bi-mensili (dicembre / gennaio, gennaio / febbraio, …, novembre / dicembre).

Valori negativi del MEI rappresentano la fase di  ENSO freddo, ovvero la Niña, mentre i valori positivi MEI rappresentano la fase ENSO caldo (El Niño).

Nella prima figura è riportato l’andamento del MEI durante i più forti eventi di Niño dal 1950 ad oggi (MEI >1).

Nella seconda figura invece sono riportato l’indice MEI in tutti gli eventi di Niño (in rosso) dal 1980 ad oggi. Limitandoci solo agli anni 2000, balza evidente come le estati  italiane più roventi (2003, 2007, 2009, 2102) abbiano coinciso con un evento di Niño.

El Niño  di quest’anno si colloca nell’ambito di quegli eventi che nel corso dell’ultimi 12 mesi  hanno avuto un andamento intermittente e valori deboli del MEI. Infatti El Niño è già passato attraverso quattro iniziali mesi di ‘prova generale’ nella scorsa estate, è scomparso per due mesi, è tornato per due mesi, è tornato a uno stato neutro di El Niño nel mese di gennaio, per poi superare la soglia “Niño sì” (MEI =+0.5) nel mese di febbraio e crescere ulteriormente in marzo e aprile.  Per avere qualche lume sul presumibile valore del MEI nei prossimi mesi e quindi potere stabilire se dovremmo attenderci un vento debole o  forte di El Niño, nella fig. 3sono è riportato l’andamento di El Niño (linea nera) attuale negli ultimi 12 mesi (più recente valore: 7 maggio 2015) confrontato con altri  3 eventi che hanno avuto anche essi, nei primi 12 mesi,un MEI intermittente e debole (appena sopra +0.5 ).

Secondo la Fig. 3  El Niño, se seguisse l’andamento degli eventi che hanno avuto un trascorso simile, potrebbe indebolirsi in giugno-luglio per poi scomparire (MEI <0.5)  a fine estate..

3

 

Ma la maggior parte dei modelli invece prevedono che l’evento attecchisca e cresca ulteriormente nel corso dei prossimi sei mesi fino a raggiungere già in estate un valore MEI  prossimo 2 il che collocherebbe l’evento attuale tra i più intensi degli ultimi decenni.

Chi avrà ragione?

La risposta l’avremo ai primi di giugno quando sulla base del nuovo valore dell’indice osservato MEI, ( MEI > 1  o <  1? ) sapremo se la nostra estate sarà probabilmente “normalmente calda” oppure minaccia di essere “rovente”.

 

Figure a cura della NOAA

 

 

Fonte Meteogiuliacci.it

 

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