Editoriali — 13 Febbraio 2015

Italia gelida coma la Yacuzia? Certo. A volte il gelo è molto più vicino di quanto si pensi. Nella stagione invernale in determinate località e senza le forzanti esterne di irruzioni artiche la colonina di mercurio può scendere cosi tanto da destare meraviglia. La prima impressione ci porta istintivamente ad avere dubbi sull’eventuale presenza di un errore di rilevazione strumentale.

In realtà la complessità del nostro territorio non smette mai di stupire. Il Veneto ad esempio vanta sei o sette angoli di Siberia che pochi conoscono. La conca di Roda del Corvo, posta sull’altopiano di Asiago, misura in inverno temperature che raggiungono con facilità i -30°, -40°. Esistono altri crateri del gelo in quell’angolo del nord-est come una piccola depressione posta a 2500 metri nei pressi delle Pale di San Martino in Trentino. Questa località è considerata la più gelida scoperta finora in Italia, tanto che la notte del Capodanno 2008 raggiunse i -40,5°.

Segue a ruota una analoga depressione posta a 1700 metri di quota nei pressi del monte Ortigara (Vicenza) dove i termometri hanno segnalato una minima assoluta di ben -35,5°. Da notare che la massima diurna quel giorno di febbraio raggiunse i +4,5° con una escursione termica giornaliera di quasi 40 gradi!. I dati relaivi a questi “buchi” gelidi sono monitorati costantemente da alcuni anni da parte dei tecnici dell’Arpav (Agenzie Ambientali Regionali) i quali dispongono di apposite apparecchiature che registrano e archiviano in automatico temperatura e umidità permettendo di studiare i meccanismi del freddo.

Perchè tutto questo gelo concentrato in piccole porzioni di territorio? In questo caso ci troviamo di fronte adepressioni carsiche che risentono in modo particolare della prolungata dispersione notturna del calore per irraggiamento che avviene nelle lunghe notti invernali serene e limpide. La generale assenza di vento che si può apprezzare nelle notti anticicloniche acuisce il fenomeno concentrando il blocco di aria fredda e pesante all’interno di queste conche esattamente come avviene sui gelidi altopiani siberiani avvolti per lunghi mesi dal gelido abbraccio della notte invernale.

Luca Angelini

 

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