Editoriali — 23 Ottobre 2015

23-10-2015 – Salve a tutti, riprendiamo questa sera brevemente le nostre chiacchierate tra meteoappassionati, riguardanti gli eventuali indicatori dello stato del Vortice Polare per la stagione fredda a venire e, in sostanza, sulla tipologia di inverno che ci aspetta. Il tutto ricordando, sempre, che si tratta di “indicazioni” assolutamente di massima e che il clima è un sistema caotico, dotato di imprevedibilità intrinseca, specialmente se si vuole scendere nei dettagli previsionali per le singole aree.

In questa sede, dopo aver discusso in merito a molti aspetti generali (ved. editoriale), verifichiamo l’andamento dello snow cover euroasiatico e, soprattutto del SAI (Snow advance Index), ovvero dell’incremento della copertura nevosa nel continente euroasiatico (sostanzialmente Siberia e Russia) al di sotto del 60° parallelo. Infatti, come già discusso in altre occasioni, un importante indicatore del futuro stato di salute invernale del VP (valutato tramite il valore dell’AO, Oscillazione Artica) non è tanto il valore totale della copertura nevosa nel presente mese in eurasia, quanto la variazione del tasso di copertura al di sotto del 60° parallelo, a latitudini più temperate quindi, dove tale valore può variare molto di anno in anno.

A dimostrare tale aspetto si riportano di seguito due grafici tratti dal lavoro del Dott. Judah Cohen del MIT (Massachusetts Institute of Technology), forse il più prestigioso istituto di ricerca scientifica al mondo, che può essere a buon diritto considerato lo scopritore dal SAI.

Nel primo grafico è riportata la correlazione tra il valore dell’estensione totale della copertura nevosa in eurasia (Snow Cover) e il valore dell’AO nella stagione invernale dal 1949 al 2011 (fig.1).

fig.1

Screen-Shot-2014-10-15-at-11.51.39-AM

 

Come di evince dal valore di correlazione R=0,41, le due curve non sono particolarmente correlate (si ricorda che R varia da 0 a 1). Traducendo in termini semplici, meno della metà delle volte (4 su 10) si è notata una correlazione tra l’entità della copertura nevosa e il valore dell’AO, nel senso che all‘aumentare dello SC (Snow Cover) il VP dovrebbe risultare più disturbato, con valori di AO più bassi quindi (quante sigle), ma così evidentemente non è sempre stato.

Ben diversa è la correlazione tra AO e SAI, riportata di seguito, pari a R= 0,859; ovvero, quasi 9 volte su 10, quando c’è stato un notevole incremento di SC in Ottobre nel continente euroasiatico, è seguito un inverno con bassi valori di AO e VP disturbato, che significa, in sostanza, maggiori probabilità di avere incursioni fredde alle medie latitudini, quindi anche nel Mediterraneo (fig.2).

fig.2

Screen-Shot-2014-10-15-at-11.55.48-AMMa perchè è così importante la variazione dello SC nel comparto euroasiatico in Ottobre?? Senza avere certezze assolute (si tratta di work in progress) il motivo principale risiederebbe nel disturbo che l’affermazione molto rapida di una distesa innevata e, quindi, molto fredda, può avere nel percorso della corrente a getto nel suo passaggio sopra al continente euroasiatico. In parole povere, il VP nel mese di Ottobre sta definendo le sue caratteristiche, dopo la stagione calda e, un disturbo generato dalla continua variazione della temperatura e dell’assetto barico nella bassa troposfera nell’immensa distesa russo siberiana, può ingenerare una deviazione (ondulazione) e/o un indebolimento del getto polare, che si ripercuote a ritroso su tutto l’anello emisferico del tracciato del getto stesso.

Lo schema riportato di seguito è molto indicativo a riguardo (fig.3).

fig.3

Screen-Shot-2014-10-15-at-1.44.15-PM

 

Nello schema sono infatti elencate tre fasi distinte:

1) Il forte incremento del SAI genera una deviazione del getto polare all’ingresso del continente euroasiatico.

2) Le marcate ondulazioni del getto possono generare intrusioni calde a tutti piani del VP, fino alla stratosfera, con innesco anche di eventuali SW (StratWarming).

3) Il conseguente indebolimento del VPT-VPS facilità ancora di più l’innesco di onde di grande ampiezza nel getto e la genesi di avvezioni fredde alle medie latitudini.

Chiariti alcuni aspetti teorici, possiamo quindi chiederci: come sta andando il SAI quest’anno?? Vediamo subito un quadro di massima aiutandoci con altre figure.

Nella fig.4, riportata di seguito, è visualizzato il dato riguardante la copertura nevosa totale in eurasia, confrontata con gli anni precedenti, siamo nella media (linea rossa in grassetto, fig.4)

multisensor_4km_ea_snow_extent_by_year_graph

 

Abbiamo però detto come tale dato non sia fondamentale per le sorti del VP. Vediamo allora il dato riguardante il SAI, valutabile dall’inclinazione della retta interpolante i diversi dati giornalieri di copertura nevosa (fig.5).

fig.5

CRX8DwOUkAAS4Wm (1)

 

Come si vede dalla fig.4, la pendenza della retta è paragonabile a quella degli anni precedenti, non eccezionale, ma nemmeno particolarmente negativa; il dato comunque è aggiornato al 15 Ottobre, i conti si fanno alla fine. Sarà interessante seguire quindi l’andamento dei parametri menzionati nei prossimi giorni, attendiamo aggiornamenti. Qualora il dato in merito fosse rilevante (notevole incremento mensile), il disturbo arrecato alla struttura del VPT-VPS dalle dinamiche descritte si sommerebbe alla presenza di un NINO strong invernale, che generalmente rappresenta un altro fattore in grado di indebolire la struttura del getto, con il contributo caldo del Pacifico (il freddo approfondisce i geopotenziali del VP, rafforzandolo quindi, il caldo l’opposto). A quel punto, sarebbe possibile ipotizzare un VPT-VPS davvero disturbato nella stagione invernale, in grado di condurre nuclei gelidi dalle regioni artiche verso le latitudini più temperate, vedremo il seguito della evoluzione.

 

 

Ciao ciao

 

Ilario Larosa    (meteogeo)

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