Editoriali Slider — 05 Luglio 2023

La prima vera fiammata del sub-tropicale ramo afro-mediterraneo di questa estate è alle porte e non mancherà di regalarci, ahimé, alcuni giorni di caldo, su alcune aree anche marcato. E’ indubbio, infatti, che il profilo delle grandi onde in fase di maturazione è di quelli che annullano il benefico corso occidentale a favore di una ondulazione assai meridiana in cui spicca la rimonta di un bel promontorio dall’africa verso nord sul mediterraneo centro-occidentale. In dette situazioni, ed in estate ne vediamo di frequente nonché sempre più spesso, sussiste certamente una rimonta di aria dall’entroterra africano, anche se più in quota che al suolo, ma sussiste, soprattutto, la subsidenza o compressione adiabatica del forte anticiclone dinamico che non può che far altro, per le ragioni termodinamiche di un lavoro di compressione in un sistema che non scambia energia con l’esterno, che produrre un effetto di riscaldamento. Sul quanto durerà la medesima fase, in affermazione soprattutto dal fine settimana, rimangono molti dubbi, ma sussiste la speranza, per come indicato dalla maggioranza delle proiezioni modellistiche, che la faccenda possa esaurirsi nell’arco di 4-5 giorni. Sussiste la speranza, ovvero, che, a partire da metà settimana prossima, il promontorio inizi una fase di ritiro dettata da un certo risveglio del sub-tropicale ramo atlantico e delle azzorre, capace di ridisegnare il profilo barico generale nella direzione di una maggiore zonalità. Vedremo. Il disegno, che si riferisce alla situazione generale prevista intorno ai giorni 12/13, mostra ancora ben presente il promontorio africano in quota che abbraccia il mediterraneo in un contesto, però, che vede il suo asse cominciare a ruotare in senso orario e che vede il suo nucleo cominciare a scendere di latitudine. La simbologia, a sua volta, intende descrivere la relativa e tendenziale evoluzione possibile, assimilabile ad una avanzata da ovest dell’anticiclone atlantico, ad un certo affondo verso l’europa centrale e le alpi e, per come già indicato, ad un ridimensionamento del sub-tropicale in sede mediterranea. Due parole sul tanto menzionato “el nino” e, in perfetta sintonia con questa informazione drogata e del clamore finalizzata a colpire e a vendere, su quello che del medesimo si sta leggendo relativamente ad allarmi su possibili suoi risvolti infernali. Innanzitutto non si tratta certo di una novità, visto che il fenomeno è ciclico e si ripete ogni 3-7 anni circa. Poi, al netto di una sua ovvia influenza sul clima, ma soprattutto del clima che riguarda l’area dell’oceano pacifico e di possibili corrispondenti effetti in termini di siccità e di fenomeni precipitativi intensi, c’è da dire che gli effetti sull’area euro-atlantica e, soprattutto, sul mediterraneo, sono tutt’altro che prevedibili e non è detto che siano tangibili. Inoltre non è neanche detto che, in virtù delle tante componenti in gioco nel clima e in virtù delle complesse dinamiche troposferiche, l’effetto in mediterraneo, quando dovesse esserci, debba essere quello di un riscaldamento. All’ultimo “el nino” del 2015/2016, che fu intenso, seguì una estate italiana senza estremi di caldo. Giusto per rispondere a certi titoli, un pò frutto di ignoranza ed un pò frutto della legge del mercato e del voler o dover vendere a tutti i costi, anche a costo di fornire scritti che poco hanno a che fare con la sana e corretta informazione…

Pierangelo Perelli

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