Editoriali Slider — 03 Marzo 2022

La fase invernale in atto, associata a masse d’aria in movimento dall’europa orientale, andrà acuendosi ulteriormente e caratterizzerà tutta la prima decade del mese, come a voler, simbolicamente, rappresentare e ricordarci la fredda realtà della bella terra martoriata da cui dette masse d’aria provengono. La neve ed il freddo che stanno interessando l’ucraina avvolgono in uno scenario triste e romantico scene di guerra da anni quaranta, e, come nella seconda guerra mondiale, saldamente associate alle scelte di menti malate, meritevoli di condanna e di punizioni impietose. L’inverno che arriva a marzo, non può, naturalmente, essere ben accolto; e neanche dai freddisti, a maggior ragione se arriva dopo una stagione scialba e relativamente mite. Gradualmente il disegno barico generale è andato assumendo i contorni più invernali tracciati da frammentazioni del jet stream e da sue deviazioni verso nord-est, a caratterizzare rialzi barici in sede scandinava e a dare forza a quadri anticiclonici continentali alle latitudini medio-alte. Le situazioni che si determinano di conseguenza in detti casi sono quelle che, pur non sbarrando completamente la porta dell’atlantico alle latitudini medio-basse, privilegiano i movimenti da est o nord-est antizonali o retrogradi, capaci di estendere verso occidente nuclei freddi in quota e flussi di matrice artico o polare continentale. Non solo; le contemporanee eventuali infiltrazioni di aria atlantica possono generare, proprio in mediterraneo, lo sviluppo di quelle confluenze ciclogenetiche che tanto amano i freddisti e gli amanti della neve. Quanto avverrà effettivamente da qui a fine decade in termini di fenomeni non è, però, certamente facile da determinare, così come non possiamo neanche far finta di non sapere che il freddo di marzo, a parità di condizioni meteo, non può di sicuro essere quello di gennaio. Possiamo, però ed in linea generale, ammettere che per ancora 6/8 giorni e con la prospettiva di intensificazioni, si possa avere la progressione verso l’europa centrale ed in parte verso il mediterraneo di sacche o nuclei freddi da est o nord-est, con il conseguente mantenimento di condizioni invernali più evidenti sui settori di levante e persino con la non esclusa possibilità di temporanee fasi cicloniche in mediterraneo centrale. In questo senso potrebbe essere proprio il momento finale di tutto detto periodo quello più instabile in virtù di come i vari modelli inquadrano, intorno ai giorni 9/11, un ulteriore più intenso ed esteso apporto di aria fredda in quota capace di attivare la classica ciclogenesi mediterranea. Ed il disegno vuole riferirsi proprio alla situazione generale prevista per quei giorni, nella quale si evidenzia la classica dinamica del nucleo freddo in moto retrogrado tra il nord-italia e l’europa centrale, ed associato alla altrettanto classica ciclogenesi in corrispondenza della sua ritornante da occidente. E’ chiaro che prima di arrivare a quei giorni ce n’è di tempo necessario per confermare o meno detta situazione. Ma è altrettanto evidente che una situazione del genere sarebbe, a suon di freddo ed anche di precipitazioni, il miglior saluto con cui l’inverno lascia il posto alla nuova

Pierangelo Perelli

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