Editoriali — 08 Novembre 2014

Sono passate da poco  le 19.30 di ieri quando sulla scrivania del primo cittadino palermitano arriva un’allerta meteo dal Dipartimento regionale di  Protezione Civile contrassegnata dal bollino rosso. Il Sindaco fa quello che qualsiasi amministratore in Italia dovrebbe fare quando arrivano bollettini del genere:  non trascurare né sottovalutare un avviso promanato dalla massima autorità competente in materia di prevenzione di disastri ambientali. Adottando il massimo della cautela, Leoluca Orlando firma  così l’ordinanza della discordia  che dispone la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per il giorno 7 novembre. Il pro-rettore  dell’Ateneo palermitano, Vito Ferro, lo segue a ruota e sospende tutte le attività accademiche. In città scatta il panico, la gente si chiede quali informazioni  talmente allarmanti possa avere ricevuto il Sindaco per arrivare ad una decisione così drastica. “A Palermo cosa deve arrivare?”,  si chiedono in molti. Si cerca il precedente che non c’è. La preoccupazione mista a curiosità ed ironia rimbalza subito sui social network. Il maltempo non arriva sulla città ma il capoluogo viene comunque spazzato dal ciclone delle polemiche. I dati empirici parlano chiaro: cielo molto nuvoloso, nessuna precipitazione tranne un rapido acquazzone nella notte. Il “tempo all’acqua “ a Palermo obiettivamente è altra cosa e chi vive in città lo sa bene. Per i più la cantonata è sonora, l’accusa è forte, la “malafiura” si è già consumata. Sindaco e meteorologi finiscono immediatamente sul banco degli imputati. Difensori assenti ma il processo si celebra comunque. Il giudizio è direttissimo. L’accusa loro mossa è quella di procurato allarme. Il giudice che procede è quello dell’opinione pubblica “allargata” che dispensa sentenze inappellabili, ritenendo spesso di potere sostituire d’ufficio e con le proprie sufficienti competenze la giustizia terrena ma anche quella divina e persino il giudizio della Storia. Il palermitano tipo ne ha per tutti, valuta l’operato di sindaci, assessori, governatori, consiglieri, meteorologi, economisti, amministratori di condominio,  allenatori, giocatori, “parrini”, Papi ed Imperatori. E’ la stessa opinione pubblica che oggi a Palermo avrebbe crocifisso politica e meteorologia se invece “ci fosse scappato il morto”, come tra l’altro, è già successo qualche anno fa, per annegamento in un sottopassaggio dell’autostrada Palermo – Mazara del Vallo in cui l’acqua superò i tre metri di altezza. A Palermo menefreghismo ed eccesso di zelo sono da condannare alla stessa maniera, sono due facce della stessa medaglia. Qualsiasi cosa si faccia, il cittadino da queste parti è sempre insoddisfatto perché si poteva e doveva fare meglio. Oggi è insoddisfatto perché la città doveva allagarsi e non si è allagata, pochi mesi fa perché si è allagata e non doveva allagarsi. Nel capoluogo con uno dei più alti tassi di dispersione scolastica in Italia, i Tg raccolgono testimonianze surreali. C’è chi riferisce di essere dispiaciuto per  avere perso invano un prezioso giorno  di scuola. Il dramma è che gli intervistati pare dicano sul serio come se fossero realmente amareggiati per  questo inutile giorno di assenza da non dovere peraltro giustificare. Una storia a cui, ad onor del vero, non crede nessuno. A Palermo si finge soffrendo e si soffre fingendo. “Mancu na stizza, io non lo so”  taglia corto qualcuno alle Poste. Altri si godono l’atmosfera di una città quasi deserta nelle ore di punta. Chi segue quotidianamente la meteorologia, esperti ma anche semplici appassionati, sa benissimo che si tratta di una scienza non esatta e che spesso i margini di errore possono essere molto elevati specialmente in stagioni come l’autunno o la primavera. Il flop insomma può starci e non c’è radar che tiene. Di  certo però in un Paese dove la maggior parte dei Comuni sono a forte rischio idro-geologico, nessun politico dovrebbe essere messo sotto accusa per avere fatto fino in fondo il suo dovere. Eppure ad alcune categorie tocca l’ingrato compito di non sbagliare mai. Tra queste sicuramente si annoverano quella dei meteorologi ma anche quella dei giudici e dei medici. Tutti insomma possono sbagliare tranne loro, tenuti per contratto ad essere infallibili. Ma l’uomo di per sé non è un  essere imperfetto e quindi portato a sbagliare? Se tutti gli errori in questo Paese fossero così, questa classe dirigente di certo avrebbe meno morti sulla coscienza. Un argomento importantissimo, come è quello della prevenzione dei disastri ambientali e della tutela dell’incolumità pubblica, finisce così, ancora una volta, non solo per essere trattato senza l’attenzione dovuta come se Genova o Giampilieri fossero ricordi ormai troppo lontani, ma diviene persino oggetto di scherno.

L’interesse per la meteorologia, che nonostante tutto, rimane una scienza parecchio affascinante, in Italia è intermittente e viene delegato ad alcuni siti web ed applicazioni meteo che cavalcano sensazionalismi in cerca soltanto di  popolarità. Di quali previsioni fidarsi dunque?
Una previsione sarà più attendibile se  fatta da chi conosce le peculiarità geografiche di una data zona come l’orografia, l’esposizione, l’altitudine,  per citarne alcune e non di certo da meri calcoli matematici fatti da elaboratori automatici. Pertanto le  applicazioni comuni sugli odierni smarthphone lasciano – è proprio il caso di dirlo- il tempo che trovano-   eccezion fatta per quelli dotati di barometro interno. Il controllo della pressione atmosferica infatti rimane, nei secoli, uno degli strumenti più utili per prevedere un imminente ondata di maltempo. Lo stato della scienza attuale non poteva prevedere né scongiurare che stanotte l’asse del nucleo di bassa pressione risalente dal Nord Africa anziché colpire violentemente la Sicilia orientale come è accaduto ( 500 mm in alcune zone etnee!!) potesse inclinarsi leggermente più ad ovest e scatenare precipitazioni alluvionali su Palermo e provincia. L’esatta collocazione del minimo barometrico è quell’elemento che in prevalenza determina l’ammontare delle precipitazioni e  che rimane sempre la grande incognita dei previsori in ogni fase di maltempo, una vera sfida per chi segue la meteo. Più si è vicini a tale nucleo “ciclonico”,  più è alta la probabilità che ci sia vento forte e precipitazioni abbondanti.
Ai più sfugge che  una  buona informazione meteorologica è utile a tutti, non solo per l’organizzazione delle proprie giornate neutralizzando i cosiddetti rischi da disinformazione ma anche  per il corretto funzionamento della macchina statale. Sarebbe  buona abitudine consultare sempre, a prescindere dal maltempo annunciato, i bollettini emessi dalle autorità ufficiali, selezionare le informazioni da cui siamo bombardati in ogni momento, ma anche consultare le tante realtà amatoriali come questa, che grazie alla forte motivazione e passione dei loro componenti –  va detto – spesso garantiscono un controllo del territorio capillare e maggiore rispetto a quello degli enti istituzionali. Basta insomma seguire con una certa frequenza  un po’ di meteo dalle fonti giuste per comprendere come quello che è successo oggi a Palermo può capitare e non per questo un Sindaco va messo sotto accusa, reo stavolta di essere stato troppo diligente. Anzi, queste ordinanze andrebbero scritte più spesso e magari anche quando le centraline che stimano  la quantità di agenti inquinanti nell’aria segnano lo sforamento dei limiti di legge come succede regolarmente negli ultimi mesi. La salute pubblica, alla pari dell’incolumità e dell’ordine,  è un bene giuridico altrettanto fondamentale per la vita dei singoli  che va tutelato ad ogni costo. Non dimentichiamo che in  Italia, di eccessiva attenzione o scrupolo non è morto mai nessuno, la negligenza umana invece ha scritto le pagine peggiori della storia di questo Paese.

Articolo di Marco Guccione
© Meteopalermo.com

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Meteo Sincero

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