Editoriali — 11 Aprile 2016

11-04-2016 – Salve a tutti; aggiornamento pomeridiano mirato a fornire speranze alla nutrita schiera di freddofili che segue il web o, comunque, a tutti coloro che desiderano che la stagione primaverile segua il suo corso, senza che abbia in effetti le parvenze di una estate anticipata. Una certa inversione di tendenza nel lungo termine dei modelli sembra farsi strada per la terza decade, ancora con emissioni altalenanti, ma che nel complesso sembrano indicare l’avvento di correnti settentrionali nel Mediterraneo, con possibile affondo artico nella terza decade. Non si tratta ovviamente dell’arrivo del gelo, l’inverno è finito, quanto piuttosto a un ritorno a un clima più fresco e instabile, a tratti anche molto fresco.

Andiamo per gradi, per tutta la seconda decade abbiamo visto come l’assetto dominante del VP sia segnato dai continui affondi atlantici del lobo canadese e dalla conseguente risalita di un promontorio altopressorio nell’Europa centrale e nel Mediterraneo (fig.1).

fig.1

gfsnh-0-228

 

 

Tale assetto risulta palesemente guidato dalla circolazione generale e dalle relative ondulazioni del getto polare a scala emisferica, con accentuata fase fredda nel settore di artico canadese tra Baia di Hudson e Labrador e con temperature anche di -30° C anche a latitudini al di sotto del circolo polare artico.

Ebbene, nel lungo termine del modello americano risulta ormai frequente l’ipotesi di un serio indebolimento del lobo canadese, con relativo sbilanciamento della struttura del VP su quello siberiano e possibile saccatura di stampo chiaramente artico nelle nostre regioni (fig.2).

fig.2

gfsnh-0-336

 

Dalla fig.2 emerge un aspetto davvero significativo della disposizione delle principali figure bariche a scala emisferica, se confermato; ovvero, l’azione congiunta, dall’altro settore dell’emisfero, di un secondo promontorio altopressorio dallo stretto di Bering (per comodità definito WAVE1a). Alle quote troposferiche tale spinta è risultata assente per tutta la stagione invernale, sempre decentrata nel comparto delle Montagne Rocciose (ancora presente), ma in effetti, quando presente, risulta molto utile a orientare nell’altro settore di emisfero le saccature verso il Mar Mediterraneo. Gli effetti sarebbero notevoli, addirittura una -2° C a 850 hPa (1500 m) si affaccia nelle regioni centrali, evoluzione da neve alle quote medie a fine Aprile anche in Appennino (fig.3).

fig.3

gfsnh-1-360 (1)

 

Pur considerando sicuramente estremo il run mostrato, sembra che almeno un deciso abbassamento delle temperature debba avvenire nella terza decade del mese, su valori comunque nella norma o anche leggermente al di sotto (fig.4)

MT8_Rom_ens (1)

 

Insomma, non solo caldo ci attende, la fine del VP con la stagione calda può paradossalmente aprire nuovi spazi a irruzioni fredde nel Mediterraneo, con la fine di alcune forzanti invernali davvero dure a morire.

 

 

Ciao ciao

Ilario Larosa (meteogeo)

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