Musica, Eventi & Meteo — 05 Luglio 2015

Molte volte ho avuto occasione di scrivere in questa pagina della rivoluzione punk e di quanto alcuni “vecchi” sovrani del Rock da essa “esautorati” trovassero il genere per lo meno “ripugnante”; molte meno sono state, invece, le occasioni in cui si poteva parlare del fascino esercitato da generi come la new wave e le sonorità prossime alla disco music sui (già) Grandi dell’ era pre-punk.

The Queen, band nata nel 1970 da un’ idea del chitarrista Brian May e del batterista Roger Taylor cui si aggiungono Freddy Mercury ( devo scrivere voce e piano???) e John Deacon al basso, combo sempre pronto a reinventarsi, a sperimentare ed innovare, divenuto famosissimo ed amatissimo in tutto il mondo grazie ad album da urlo come Sheer Heart Attack, A Night at the Opera, A Day at the Races,”News of the World” incontra con questo lavoro gli Anni 80 e nulla sarà più come prima.

Nuovo look ( i capelli corti di Freddy ed i baffi su tutti ), nuovo sound, sinth, elettronica ed immancabile ciclone mediatico ostile a condannare senza appello la svolta dal rock alla “modernità”, all’edonismo, al pop ballabile decisamente più easy. Cambiare per non scomparire si potrebbe dire.

the game

E come spesso accade, il tanto bistrattato lavoro, diviene un successo planetario; uscito il 30 Giugno 1985 balza in testa alle Charts di Usa, Inghilterra e mezzo mondo, vendendo oltre 10 milioni di copie.
Snobbati dalla critica ed esaltati dalle masse a partire dal 1980 Freddy e soci con la loro musica orecchiabile sono divenuti un vero “fenomeno di costume” , le loro melodie facili, i loro arrangiamenti barocchi, il loro pop rock li hanno resi “eternamente attuali”

Basta ascoltare le tracce per capire la cosa: il giro di basso ispirato a Good Times degli Chic che caratterizza ” Another One Bites the Dust”,” ed il Funky di “Dragon Attack”( i primi dieci secondi moooolto “Police”) denotano l’amore del bassista Deacon per la Black Music, Don’t Try Suicide , Save me con la voce formidabile di Freddie Mercury, l’effetto elettronico che introduce Play the Game per altro molto centrato nel tipco suono Queen, il ritmo Rockabilly di “Crazy Little Thing called Love”.
Un album godibilissimo che non mi sento di definire un capolavoro per la presenza di alcune tracce veramente dimenticabili ma che ho riascoltato con grande piacere a trent’anni dalla sua uscita.

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