Editoriali — 10 Aprile 2015

 

 

Miliardi di Euro per fermare l’avanzata del deserto dei Gobi su Pechino: il progetto si concluderà nel 2050 ma i risultati non sono confortanti.

Le dune avanzano ogni anno di 15-20 metri verso sud e la loro progressione è aumentata, così Pechino è minacciata dal deserto, e il governo ha progettato un puzzle di aiuole verdi, composte da zolle d’erba come quelle che si vedono negli stadi.

Insieme ad ogni zolla ci ha piantato un alberello, per contrastare l’avanzata del deserto dei Gobi; il progetto è di arrivare a piantare milioni di alberi, forse 200-300 mila, con il sindaco che ha invitato ad acquistare un albero Fonte: per ogni abitante.
Si tratta del più colossale progetto di rimboschimento nella storia, un progetto partito nel 1978 per fermare l’avanzata del deserto dei Gobi.

Anni di siccità e la cementificazione selvaggia hanno strizzato l’occhio al deserto. La grande muraglia verde, così come è stata ribattezzata, resisterebbe grazie alla deviazione del corso di molti fiumi. Il rimboschimento è partito dall’area nord-ovest della città, poco distante dal confine mongolo.

Una foresta di oltre 200kmq dovrà proteggere la città dall’intrusione della sabbia durante le fasi di vento da nord, situazioni ventose che negli ultimi anni sono aumentate esponenzialmente sulla città, determinando anche pesanti danni al patrimonio agricolo, che si è ridotto considerevolmente, mandando in rovina i contadini.
L’esperimento è nobile, ma bisognerebbe riflettere sull’incidenza della cementificazione sul problema siccità, che comunque ha radici nel naturale cambiamento del clima.

Il progetto coinvolge 13 province: Heilongjiang, Jilin, Liaoning, Hebei, Shanxi, Shaanxi, Gansu, Qinghai; le regioni autonome della Mongolia Interna, del Ningxia e dello Xinjiang più le municipalità di Tianjin e Pechino. Il tutto per un’area pari al 42,39% del Paese.

In Cina le aree aride e semi-aride costituiscono oltre il 40% del suo territorio. Ogni anno il deserto dei Gobi con le sue tempeste di sabbia si fa via via più aggressivo. Del resto il disboscamento selvaggio verificatosi negli anni 60 e 70, l’inquinamento, lo sfruttamento esasperato dei terreni ha portato a queste conseguenze.

Dal 1978 a oggi ben 66 miliardi di alberi sono stati piantati e il bosco è aumentato del 12%. Il progetto terminerà nel 2050, con la big forest pronta ad occupare ben il 42% del territorio nazionale, un grande beneficio non solo per la Cina ma anche per il mondo intero.

Bisogna accelerare però, perchè il tasso di desertificazione è aumentato dalle 602 miglia quadrate del periodo del 79 alle 1327 del 2000 e solo negli ultimissimi anni ha cominciato a rallentare.

L’area forestale artificiale è già diventata la più grande al mondo, però circa 15.000 alberi su 60.000 piantati sono morti e le tempeste ricorrenti continuano a mietere vittime tra le piante.

Nella contea di Minqin, nel nord-ovest, si registra la situazione più grave, con il 95% del suolo che si è desertificato. Anche qui ha pesato per l’impianto degli alberi c’è stato il classico business e non è mancata la solita corruzione.

In ogni caso la vera preoccupazione è la sterilità dei terreni sui quali si vanno innestando gli alberi, un problema che potrebbe far fallire tutto il progetto, anche perchè bisogna sapere che un albero nato da una talea ha in media una sopravvivenza di non oltre 10 anni.

Anche Stalin in Russia, nel 1948, avviò un progetto simile per rinverdire le steppe: fu  un totale fallimento.

Fonte: Meteolive.it__070018___alberi_pechino

 

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