Climatologia — 06 Novembre 2014

(Rinnovabili.it) – I governi possono tenere sotto controllo i cambiamenti climatici, a costi gestibili, ma dovranno ridurre le emissioni di gas serra a zero entro il 2100 per limitare i rischi di danni irreversibili. Questo, in poche parole, quanto emerge dall’ultimo rapporto sui cambiamenti climatici firmato dalle Nazioni Unite. Il documento, frutto della settimana di negoziati avviata a Copenaghen sotto l’egida dell’ONU, è un’elaborata sintesi delle oltre 5.000 pagine di studi pubblicati dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) da settembre 2013 a oggi. In tutto questo tempo oltre 800 scienziati hanno analizzato gli stravolgimenti climatici in atto, sia dalla parte delle cause che da quella degli effetti, raggiungendo un punto condiviso, e decisamente poco confortante per il futuro della razza umana: il global warming è riconosciuto come la causa delle sempre più estreme ondate di calore, degli acquazzoni, dell’acidificazione degli oceani e dell’aumento del livello del mare. Ma soprattutto il documento riporta bianco su nero il maggiore colpevole di tutto ciò: l’uomo, la cui incidenza sul sistema climatico “è chiara e in aumento”. Il Gruppo intergovernativo è infatti certo al 95% che l’aumento dei gas serra dovuto a combustione di carboni fossili e la deforestazione siano le principali cause del riscaldamento dalla metà del ventesimo secolo.

Un’incidenza che ha fatto sì che le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera abbiano raggiunto oggi i più alti livelli mai toccati “in 800 mila anni“, avvicinando sempre di più il Pianeta al punto di non ritorno. Questo significa che senza sforzi supplementari per ridurre le emissioni, “il riscaldamento entro la fine del 21° secolo porterà a un alto rischio d’impatti, diffusi e irreversibili a livello globale”, spiega l’IPCC. E “irreversibile” potrebbe significare, ad esempio, un’incontrollata fusione di grandi lastre di ghiaccio della Groenlandia che potrebbero portare all’inondazione delle regioni e delle città costiere. “Il costo dell’inazione sarà terribilmente superiore al costo dell’azione”, ha spiegato il presidente dell’IPCC Rajendra Pachauri. “La scienza ha parlato e non vi è alcun dubbio nel messaggio. I leader devono agire, il tempo non è dalla nostra parte”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.

Con un’azione veloce e comune, il cambiamento climatico potrebbe essere tenuto sotto controllo a costi gestibili, ha spiegato Ban, riferendosi all’obiettivo delle Nazioni Unite di limitare l’aumento della temperatura media terrestre a 2 gradi Celsius sopra l’epoca pre-industriale. Limite a cui mancano oggi solo 1,15° C. Questo significa non rimandare oltre ed impegnarsi globalmente, si legge nel rapporto per “ ridurre le emissioni dal 40% al 70% tra il 2010 e il 2050” e “scendere a zero entro 2100″.

“Abbiamo i mezzi per limitare il cambiamento climatico”, ha concluso Pachauri. “Le soluzioni sono molte e consentono la continuazione dello sviluppo economico e umano. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà di cambiare, che confidiamo sarà motivata dalla conoscenza e dalla comprensione scientifica del cambiamento climatico”.
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