Senza categoria — 02 Agosto 2020

Lecitamente possiamo domandarci il motivo per il quale, in un regime sostanziale di alte pressioni e in assenza di perturbazioni o sistemi frontali, possono verificarsi sviluppi e transiti temporaleschi intensi come quelli che hanno interessato il nord-italia la notte scorsa. In proposito occorre, innanzitutto, dire che proprio i fenomeni temporaleschi in estate non necessitano affatto, per svilupparsi, di particolari condizioni cicloniche. E questo perché l’energia che il calore mette a disposizione dell’atmosfera può essere, di per sé, sufficiente. E poi è vero che delle condizioni favorevoli agli sviluppi nuvolosi fanno parte anche situazioni in cui sussistono stati dinamici e termici privi di perturbazioni e di veri e propri sistemi depressionari. L’energia che, in termini di calore ed umidità, un regime di alte pressioni estive accumula nei bassi strati può, senza che vi siano fronti, depressioni e discontinuità frontali definite, trovare il modo di sfondare verso l’alto fino ad oltrepassare strati stabili, raggiungere l’aria fredda di certi livelli altimetrici ed innescare, pertanto, la catena convettiva generata dalla turbolenza e dalla depressione locale che, inevitabilmente, si generano. La cella temporalesca, quindi, può diventare l’origine di celle figlie e di aree temporalesche che si estendono a formare i cosiddetti cluster. Accanto a questo tipo di fenomenologia di carattere strettamente locale vanno poi considerate le eventuali condizioni dinamiche e termiche della configurazione barica generale e tali da risultare favorevoli allo sviluppo dei cluster, come, in modo particolare, le cosiddette divergenza e diffluenza in quota. La divergenza in quota, generalmente associata alla ritornante in risalita del flusso di una saccatura, può trovare il modo di generarsi anche nell’ambito di flussi di confine persino semi-anticiclonici, a produrre quel vuoto d’aria in quota che l’atmosfera deve compensare con la risalita di aria dai bassi strati. La diffluenza in quota, che vede il divaricarsi delle isoipse identificative dei piani barici di geopotenziale, è, a sua volta, condizione, per motivo analogo, favorevole alla instabilità. Possiamo, infine e certamente, aggiungere: la possibilità che sussistano anche condizioni di tipo più strettamente termico nelle quali le alte quote risentono di infiltrazioni di aria fredda e secca, utili a generare quel gradiente favorevole; la possibilità che nei bassi strati la pressione non sia così elevata e sia tale da rendere attivo, senza eccessiva difficoltà, uno stato di instabilità potenziale. Nel disegno riferisco della situazione in quota (colori) ed al suolo (linee e frecce bianche) della notte scorsa, mentre con la simbologia voglio rappresentare quelli che, per come sopra descritti, possono essere stati certi elementi favorevoli ai fenomeni (diffluenza in quota evidenziata da isoipse e sovrapposte frecce rosse; infiltrazione di aria fresca in quota simboleggiata dalle frecce blu)…

Pierangelo Perelli

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