Disastri d'Italia — 10 Settembre 2016

TRECATE Alle 20 e 45, quando arriviamo a Trecate, la sala del centro anziani è già stracolma.

La gente s’accalca sugli scalini dell’ingresso.

Non si riesce ad entrare.

E neppure a capire che cosa là, all’interno, stanno dicendo.

Si sente soltanto, a cadenze, l’applauso forte e convinto di chi sta in sala.

Sottolinea la compattezza della gente che dimostra così di condividere appieno le accuse, la rabbia, il risentimento, le preoccupazioni, le paure che i trecatesi, a turno, stanno pubblicamente denunciando.

Tra i molti che fanno ressa sulla porta c’è chi protesta: “hanno fatto di proposito il consiglio qui, non volevano partecipasse troppa gente”.

Sono soltanto le 21 e giò qualcuno esce.

Quando riusciamo a guadagnare la porta e a entrare scopriamo subito il perchè.

La sala è un forno.

Ma la sofferenza della gente non sembra dipendere dalla pena dello stare in piedi, accalcati o dal caldo.

Loro pensano al pozzo, ai rischi che continuano a correre, ai danni, fisici, morali, patrimoniali che stanno pagando oggi e che, prevedibilmente, continueranno a pagare domani.

Facce dure, contratte, preoccupate affollano la sala.

E le voci sono cariche di rabbia. “Avremmo potuto morire come tipi”; “Nessuno si è preoccupato di noi”; “Avete aspettato che i bambini si sentissero male prima di prendere provvedimenti”; “Dove sono i piani d’emergenza?”; “State giocando sulla nostra pelle”; “Diteci che aria stiamo respirando, che acqua stiamo bevendoo, quando i nostri figli potranno ancora andare a giocare in giardino”; “Quanto vale oggi la mia casa? Se volessi andarmene da Trecate chi me la comprerebbe?” ; “Posso venderla a lei signor sindaco? Oppure me la vuole comprare l’Agip?”

A turno i trecatesi, si alternano al microfono sistemato sul tavolo, proprio a fianco dell’ultimo consigliere di maggioranza.

Ogni intervento, ogni accusa, ogni polemica sono sottolineati da grida di consenso e forti applausi.

Quando il sindaco chiede di poter dare la parola all’ingegner Torricelli, la gente urla il suo dissenso.

Qualcuno, però, avanza delle obiezioni.

Alla fine, per alzata di mano, al responsabile di zona dell’Agip, viene concesso di parlare.

Torricelli, che intanto aveva già lasciato la sala, viene richiamato.

Il sindaco gli cede il posto.

Il gesto non piace, è visto dalla gente come atto servile e lo contesta apertamente.

Per l’ingegnere l’approccio è davvero difficile.

Trovare le parole giuste, quasi impossibile.

Certo l’esordio è una evidente stonatura: “Sicuramente non capita tutti i giorni un incidente del genere…”.

Fa rumoreggiare la sala.

Quando poi dichiara: “Risarciremo tutti i danni che l’incidente al pozzo ha provocato” viene subito interrotto da un trecatese che racconta come l’Agip non abbia ancora pagato i danni che lui ha subito sei anni fa.

L’atmosfera diventa sempre più pesante, le domande sempre più feroci.

Torricelli abbassa la testa, non risponde più.

A questo punto il sindaco sospende i lavori.

Le finestre vengono aperte, qualcuno abbandona la sala, finalmente vengono spenti i riflettori.

La temperatura cala, anche gli animi sbollono. Alla ripresa del consiglio prendono la parola Gavin, Masaracchio, Garavaglia, Pozzato e Grippa.

Alcuni interventi sono lunghi e articolati.

E’ subito chiaro che nessuno dei consiglieri di minoranza intende approfittare del drammatico momento per aprire una battaglia politica.

I loro interventi sono tutti propositivi, che porteranno, alla fine, alla stesura dell’ordine del giorno votato all’unanimità.

La tensione torna a salire quando Gennaro Mascaro, consigliere di maggioranza, di professione medico, esamina gli interventi di protezione civile adottati fino a quel momento. “Per un’eventuale evacuazione si è fatto affidamento su 5 pullman e sulla certezza che tanto tutti i trecatesi hanno una macchina.

Per la salute della gente non si è fatto nulla.

Addirittura è stata fatta obiezione da parte della prefettura quando il sindaco lunedì sera, ha manifestato il proposito di ordinare la chiusura delle scuole.

E la motivazione è stata “meglio di no, altrimenti la gente si allarma”. Mascaro propone che l’amministrazione comunale sporga denuncia contro il prefetto di Novara. Gavin dice :”D’accordo”.

Gli altri non parlano.

La richiesta muore lì.

MIRELLA MORANDI

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