Disastri d'Italia — 14 Settembre 2016

ROMENTINO – La campagna ha cambiato volto.

I terreni dei coltivatori romentinesi sono ora ricoperti di uno strato oleoso e scuro: quelli del territorio di Trecate e da martedì notte anche quelli in Romentino, da quando cioè il vento, cambiando direzione, ha dirottato la pioggia nera verso il nostro paese.

Quanti saranno i raccolti pregiudicati?

Antonio e Paolo Bottini sono toccati in prima persona dall’accaduto “Bisogna andare a vedere per credere – ha tuonato Antonio – I terreni sono ricoperti da uno strato di nero spesso quattro o cinque centimetri.

In queste condizioni nessuno ci dà spiegazioni: cerchiamo di raggiungere i nostri campi per constatare quali danni abbiamo riportato ma non ci permettono di entrare.

Non appena sarà possibile quantificare i danni faremo richiesta di risarcimento, visto che sono stati danneggiati 25 ettari di terreno.

In questi giorni inoltre l’Agip sta scolturando parte di un nostro appezzamento, a cinquanta metri dalla postazione petrolifera, per creare una piazzola dove verrà smontata la torre del pozzo.

Ovviamente nessuno ci ha avvertito”. L’incidente è avvenuto proprio prima della ripresa dei lavori: “Tra venti giorni – ha affermato il fratello Paolo – avremmo dovuto sommergere le risaie e invece siamo costretti a stare fermi.

E’ una strage: vedere i nostri campi ridotti in queste condizioni è veramente desolante.

Inoltre: dove sistemeranno la terra che stanno asportando per creare lo spiazzo, visto che è inquinata?”.

Un’ordinanza del sindaco che intima, in via cautelativa fino a diversa disposizione, la sospensione di tutte le attività di coltivazione dei terreni ubicati nel territorio comunale, non trova concordi gli agricoltori: “Non siamo d’accordo con questo provvedimento – sottoineano i fratelli Bottini – che non ci dà chiare delucidazioni”. Anche Pierino Canna è rimasto scottato da questa situazione: “L’80% o anche più dei terreni che coltivo si trovano nella zona compromessa.

Non si sa quando potranno riprendere i lavori e non sono ottimista circa una soluzione immediata di questa situazione.

La sospensione dell’attività in tutto il territorio danneggia noi coltivatori ma forse è indicata per la salvaguardia della salute pubblica”.

Pino Porzio avanza una precisa richiesta: Vogliamo sapere se e quando potremo riprendere i lavori e quali sono le zone a rischio”. È stato eseguito un rilievo aereo con pellicole a raggi infrarossi che dovrebbe consentire di individuare la totalità dell’area inquinata. “Coltivo cento pertiche nel raggio di un chilometro dalla zona colpita –ha detto Battista Ceffa – e sono piuttosto pessimista per il futuro del nostro territorio”. L’impossibilità di avvicinarsi ai propri terreni amareggia gli agricoltori: “Io coltivo due campi nella zona colpita e ciò che mi rammarica ancor di più è il fatto di non poter andare direttamente sulla mia terra” ha messo in evidenza Giuseppino Cattaneo.

“Il mio morale è a terra.

Non so quanti danni ho subito nelle quattrocento pertiche coperte adesso da due dita di petrolio.

Solo dopo le analisi dei terreni potremo conoscere la triste realtà”, ha amaramente sollineato Mario Baldi. “La nostra azienda è situata in posizione opposta rispetto al pozzo – ha detto Massimiliano Porzio della Cascina Fornace – . Tuttavia a centocinquanta metri dalla postazione petrolifera abbiamo un appezzamento appena livellato che ci risulta sia stato completamente sommerso da una patina oleosa.

Chiederemo il risarcimento anche dei danni causati dall’ordinanza del sindaco che impedisce l’attività di coltivazione fino a data da stabilirsi: sospendere l’attività in questo periodo che il più intenso di lavoro in vista di preparazione delle risaie significa doversi affrettare nel tempo successivo che rimarrà a disposizione”.

Anche il presidente della Coldiretti di Romentino Sergio Bertolino non è d’accordo con l’ordinanza del sindaco. “Mi sembra assurdo questo provvedimento perchè il territorio di Romentino è abbastanza vasto e ci sono zone che distano oltre i tre chilometri dal pozzo, non colpite dai depositi.

Se è solo questione di giorni può anche essere accettabile ma potrarlo a lungo bloccherebbe i lavori in un periodo per noi importante.

Le organizzazioni sindacali si sono messe d’accordo per prendere dei provvedimeti nella speranza che gli agricoltori vengano a conoscenza entro breve termine di quali siano le zone a rischio.

Il danno c’è ed è grave: il fatto che ci paghino un mancato raccolto è normale, regolare; ma ci auspichiamo che venga fatta una bonifica a regola d’arte.

Se agiscono in maniera corretta lo sapremo solo nei prossimi anni.

Una dichiarazione rilasciata da un responsabile Agip mi ha fatto dubitare: nel giro di un mese o due la situazione verrà alla normalità…

Mi sembra fin troppo esagerato”. Anche la sezione provinciale della Coldiretti è un piena mobilitazione. “E’ assolutamente impossibile fare stipe perchè non si sa con precisione quanta superficie sia interessata – ha detto il presidente Giampaolo Padovani – .

Effettivamernte la situazione dal punto di vista economico è grave perchè le nostre colture sono compromesse per due o tre anni.

Siamo preoccupati per come potremo andare a porci nei confronti dell’Agip: ci sarà sicuramente frizione con l’ente di stato.

Dopo il dinsinquinamento verranno fatte delle analisi per verificare la fertilità rimasta; di conseguenza ci rivolgiamo all’Agip per chiedere il giusto.

Senza dubbio è l’ambiente ad aver riportato maggiori danni, poi il suolo.

Ci stiamo muovendo in difesa della nostra categoria per agire di concerto con i Comuni colpiti: l’unica amministrazione che ha assunto una presa di posizione rigida nei confronti dell’Agip è quella di Romentino”.

Il tecnico Cata dottor Gabriele Balzaretti precisa che “occorre effettuare un’analisi chimica per rilevare il grado di inquinamento.

Sicuramente sono stati causati dei grossi danni, non solo per l’ambiente ed il suolo ma anche per la salute umana.

Non è facile bonificare questi terreni: se asportiamo i dieci centimetri di terra inquinata dobbiamo trovare una discarica per questo terreno; si potrebbero usare dei solventi chimici ma con questo metodo il terreno potrebbe diventare sterile;

oppure seguire un metodo biologico”.

 

MARIANNA CALIO’ ELEONORA GROPPETTI

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