Climatologia — 09 Dicembre 2015

Secondo l’ultimo comunicato del Word Meteorological Organization l’attuale El Niño potrebbe risultare più forte del 1997-1998, diventando uno tra i 4 episodi più potenti dal 1950. Il picco massimo è atteso tra Ottobre 2015 e Gennaio 2016, ma gli effetti sono già evidenti in alcune regioni del globo.

Secondo Maxx Dilley, direttore della Divisione Previsionale del WMO, “rispetto all’episodio del 1997-1998 oggi possiamo beneficiare di informazioni più complete: abbiamo modelli più evoluti e siamo preparati meglio sul tema”. Nonostante ciò, anche quest’anno risulta difficile l’analisi della situazione attuale e soprattutto l’identificazione delle conseguenze future di questo anomalo riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico equatoriale.

Secondo il WMO non esistono dueepisodi di El Niño identici, poiché anche altri fenomeni climatici in atto giocano un ruolo fondamentale. Come evidenziato da David Carlson, direttore del WMO, “l’attuale El Niño è il primo che si verifica in corrispondenza con il rapido scioglimento dei ghiacciai che si sta verificando in Artico. La domanda sulla bocca di tutti è: la contemporanea presenza del Niño e il rapido scioglimento dei ghiacciai andrà a sommare i loro effetti o li annullerà? Non ci sono precedenti per poter prevedere le possibili conseguenze”.

Come sottolinea David Carlson “il Pianeta è cambiato molto negli ultimi 15 anni, ad esempio si sono persi oltre 1 milione di metri cubi di ghiaccio. Stiamo osservando un altro pianeta e dunque è difficile comprendere i nuovi cambiamenti in atto”.  Durante gli episodi di El Niño la temperatura superficiale delle acque equatoriali dell’Oceano Pacifico diventa considerevolmente superiore alla norma. Secondo l’ultimo aggiornamento del WMO la temperatura superficiale dell’Oceano Pacifico equatoriale centro-orientale sta superando i 2°C rispetto alla norma, quando solitamente l’anomalia si aggira intorno ad +1°C.


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El Niño è uno dei motori principali del clima mondiale e contribuisce attivamente all’intensificazione di alcuni eventi meteorologici estremi, ma il riscaldamento del Pianeta è il primo e principale effetto, andando ad aumentare le temperature medie dell’atmosfera. (Un fatto importante che testimonia quanto il clima stia cambiando e che ha destato la preoccupazione della comunità scientifica riguarda il record di temperatura registrato lo scorso anno, per cui il 2014 verrà ricordato come l’anno più caldo di sempre e questo senza che El Niño abbia dato il suo contributo).

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Finora El Niño ha avuto effetti sui monsoni in India: per la prima volta nella storia l’India Meteorological Department ha previsto che, principalmente a causa del Niño, la stagione monsonica avrebbe generato il 12% in meno delle piogge. La previsione sembra confermata: manca ancora un mese alla fine della stagione dei monsoni e le precipitazioni hanno subito proprio uncalo del 12%. Al momento non ci sono invece correlazioni solide che mostrano un legame tra il fenomeno El Niño e il clima a dell’Europa e dell’Italia.

Tifoni e siccità mettono a rischio 1 miliardo di persone nell’Asia sud-orientale e in Australia: in autunno il numero di tifoni potrebbe raggiungere un valore record minacciando il Giappone, la Cina e le Filippine (al contrario gli uragani nell’Atlantico dovrebbero far registrare un numero inferiore alla media), mentre sull’India centrale, in Indonesia e in molte zone dell’Australia si teme una forte siccità. Invece per il prossimo inverno, sempre a causa del Niño, si attendono piogge più frequenti in California dove la popolazione spera che questo evento conceda almeno una pausa dalla grave siccità in corso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte Segnidalcielo

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