Editoriali Slider — 28 Dicembre 2020

Che esperti ed appassionati meteo guardino alle possibili evoluzioni dell’inverno è naturale. Che guardino alle possibili evoluzioni del freddo altrettanto. Non è serio, però, guardare e riguardare nei meandri più ricercati e tecnici, da climatologi, per dettare l’inverno che farà. Certi climatologi cartomanti toscani sanno ad es. che presto avremo l’era glaciale. Io comune mortale, invece, mi limito a considerare quello che dicono le carte da qui ai primi di gennaio, anche perché proprio la serietà esige che non si possa andare, in termini di sicurezze previsionali, oltre. Leggo e vedo che si parla molto dello stratwarming in corso o prossimo dando per quasi scontato che avrà ripercussioni care ai freddisti. Errore grave. L’anno scorso, di questi tempi ce ne fu uno più consistente che, come accade il più spesso delle volte, non ebbe effetto alcuno e l’inverno proseguì con i suoi connotati di inverno tra i più scialbi e miti della storia. Naturale che se ci sarà un stratwarming degno di tale nome, e se questo creerà lobi del VP tutti dedicati al mediterraneo sarò il primo a cantare vittoria. Ma il cervello pensante, che dei like, dei titoloni acchiappa pecore, e dell’audience se ne frega altamente, non può fare altro che guardare cosa accade giorno per giorno, mirando si anche nel medio e lungo termine, ma con raziocinio e sensata interpretazione di quanto le carte, giorno per giorno, raccontano. E a proposito del corso del vero freddo, da qui al 6 gennaio, un pò da temerario mi sono divertito a disegnare, molto in sintesi, le mappe isoipsiche di 500hPa (di media troposfera) e l’andamento corrispondente delle masse d’aria, fredde e calde, a 850 hPa, ovvero a circa 1.500 mt di altitudine, secondo ECMWF. E’ pur vero che 1.500 mt rappresentano una certa quota e non il suolo ma lo è altrettanto il fatto che quando arriva il vero freddo al suolo è assai improbabile che non arrivi anche a 1.500 mt. Ovvio che quando si considera il freddo va considerato tutto quello della troposfera, e, pertanto anche quello di media e alta troposfera che, mal che vada, può sempre finire per coinvolgere il suolo, magari anche solo per effetto delle precipitazioni. Ma per vero freddo io intendo quello che porta il classico gelo a tutte le quote e, soprattutto, naturalmente, al suolo, e non solo nella conca padana ma anche nelle valli e sulle colline del centro o del centro-sud italia. E’ il freddo questo delle vere situazioni da freddo, in cui blocchi anticiclonici ben disposti alle latitudini settentrionali oppure l’anticiclone russo-siberiano spingono verso il mediterraneo masse gelide artiche vere e proprie o, meglio, artico-continentali e continentali. Da qui al 6 gennaio, ahimé, non sembra che avremo cose del genere. Avremo comunque una certa persistenza dell’anticiclone oceanico in sedi groenlandesi e islandesi tale da mantenere un contesto a sacca sull’europa alimentato da sbuffate artico-marittime, con la speranza che il medesimo possa tendere a disporsi in maniera tale di avvicinare l’artico-continentale. Qualcosa del genere la si intravede e, per come si nota nel disegno, sussiste in ogni caso la possibilità di una moderata progressione dell’aria fredda in latitudine e verso sud-ovest ma sussistono anche una disposizione alta dell’anticiclone e disegni tali da mantenere flussi retrogradi continentali un pò troppo a nord e da spingerli un pò troppo verso l’ovest dell’atlantico. Vediamo…

Pierangelo Perelli

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