Editoriali Slider — 22 Luglio 2017
La possibilità di determinare, con assoluta certezza scientifica, il rapporto di diretta proporzionalità tra inquinamento e global warming, è tuttaltro che semplice per vari motivi, in primis la difficoltà di rilevazione dei vari parametri a livello globale e la estesa scala temporale su cui fare i confronti.

Del resto anche il fatto che la temperatura globale media, soprattutto negli ultimi decenni, risulti aumentata, non può essere una dimostrazione del global warming anntropico. Occorre, infatti, sempre tenere in considerazione le oscillazioni termiche fisiologiche e periodiche.

Non sto sconfessando lo stesso GW che, di fatto, potrebbe anche essere una realtà. Sto sconfessando la eccessiva sicurezza di certe tesi sul tema. Molti sostengono che sussistono cambiamenti a livello barico, collegati con le celle termiche planetarie e con i cosidetti stati semi-permanenti, che sono la diretta conseguenza dell’inquinamento e che sono anche la causa dell’estremizzazione del clima.

Può essere; come si fa, però, ad esserne certi e a non considerare questi cambiamenti come fisiologici ed appartenenti alla storia naturale della terra? Possiamo collegare a questa tesi la famosa storia della latitanza, da vari decenni, dell’anticiclone delle azzorre a favore di una maggiore presenza mediterranea dell’anticiclone africano. Ed in effetti, il fatto medesimo, è difficilmente sconfessabile; ma anche in questo caso chi può dirlo che anche in epoche del passato non vi siano state fasi analoghe?

L’ammissione che, un riscaldamento delle acque superficiali dell’atlantico influenza sfavorevolmente il comportamento del sub-tropicale del comparto oceanico creando le condizioni per un’onda negativa ad ovest del nostro continente e per la rimonta mediterranea del sub-tropicale del comparto africano, è legittima e corrispondente ad un fatto scientifico.

E, di fatto, il fenomeno potrebbe effettivamente essere associato al GW. Nel contempo però si sa che la temperatura delle acque superficiali dell’atlantico è soggetta ad oscillazioni periodiche di alcuni decenni con il risultato che tra un pò potrebbe accadere che si torni ad una fase più azzorriana e meno africana (magari).

Il tema è interessante e di attualità, meritevole di studi e verifiche, così come non esente da incertezze. Vada come vada di certo noi parteggiamo per l’azzorriano e l’africano ci auguriamo di doverlo sopportare il meno possibile, anche per evitare di dover sopportare in contemporanea (e con parecchia difficoltà), ad ogni estate, i vari nomignoli demenziali che, al nostro povero sub-tropicale che sale dall’africa, il riprovevole luogo comune, associa…(la figura mostra i due modi comportamentali descritti dell’anticiclone sub-tropicale)…

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Pierangelo Perelli

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