Editoriali — 30 Marzo 2016

30-03-2016 – Salve a tutti; allarghiamo oggi lo sguardo al lungo termine, grazie al maggior tempo a disposizione per dialogare, affrontando di concerto alcuni temi di carattere generale sulla circolazione generale  a scala emisferica, cercando di trarre gli elementi più utili per una previsione a carattere semistagionale.

Iniziamo dalla configurazione attuale a scala emisferica (fig.1).

fig.1

gfsnh-0-6

 

La figura 1 contiene molti elementi didattici, in parte accennati nell’editoriale di questa mattina, utili alla comprensione delle dinamiche che hanno caratterizzato la circolazione nel Mediterraneo, ma non solo, nell’ultimo semestre invernale e che, in parte, ma solo in parte, stanno caratterizzando la stagione attuale:

1) La grande spinta aleutinica *decentrata* (wave 1), sempre presente nel comparto Pacifico costiero del nord america e nelle Montagne Rocciose

2) La conseguente deriva le lobo canadese nell’Atlantico nordoccidentale e Groenlandia

3) L’inibizione della spinta azzorriana (wave 2) e la conseguente ingerenza dello stessa verso il comparto europeo

Tutti fattori elencati hanno contribuito a rendere l’inverno trascorso (ma anche gli ultimi 3), essenzialmente miti e con scarsi affondi Artici e nordatlantici, grazie alla costante carenza di blocchi in Atlantico e, viceversa, alla costante presenza di affondi perturbati in pieno Atlantico, troppo a ovest.

Confrontiamo ora quanto osservato con la distribuzione attuale delle SSTA (Sea Surface Temperature Anomalies) per tutto il globo (fig.2).

fig.2

sst_anom (1)

 

 

Per gli osservatori più competenti appare subito evidente la correlazione tra la distribuzione delle SSTA nel Pacifico settentrionale e la collocazione delle principali figure bariche nello stesso, ovvero la risalita dell’onda aleutinica dove la anomalie sono positive (costa pacifica canadese) e alla presenza di una robusta bassa pressione dal lato opposto (coste della Russia) con anomalie negative. Sempre in figura 2 è stata anche sottolineata l’attuale e conseguente collocazione del centro  di massa del VP, sempre a sud della Groenlandia, con conseguente rimonta calda nell’Europa sudoccidentale.

Proseguiamo nell’analisi e confrontiamo tale distribuzione con l’assetto della PDO (Pacifical Decadal Oscillation) ovvero il periodico (in realtà pluridecennale) cambio negli assetti delle SSTA nell’area pacifica menzionata (fig.3)

pdo_warm_cool3

 

Appare evidente la somiglianza tra l’assetto attuale e la fase positiva, a sinistra in figura. In sostanza quindi, l’attuale fase positiva dela PDO sta condizionando fortemente l’evoluzione meteorologica a scala emisferica nelle ultime stagioni e non solo, ovviamente. Ecco l’andamento della PDO dal 1970 ad oggi (fig.4).

fig.4

20150309-PDO-1970-2015

 

La correlazione tra gli ultimi inverni (2013-2016) piuttosto deludenti, con scarsa presenza di blocchi atlantici e temperatura sopramedia appare evidente con gli ultimi valori di PDO, molto elevati a partire dal 2013. Ancora più interessante appare la correlazione andando a ritroso nel tempo, dove la lunga fase a prevalenza negativa del 1947-1976 fa coinciso con inverni spesso dinamici e nevosi nel Mediterraneo (fig.5).

fig.5

pdo_latest

 

 

 

Abbandoniamo ora l’interessantissimo discorso sulle SSTA e soprattutto sulla PDO, affrontato in numerosi articoli da molti esperti del settore (verrà ripreso anche in questa sede) e poniamoci una domanda a carattere più immediato:

Come potrebbe proseguire l’attuale stagione primaverile su tali basi??

Abbiamo già visto stamattina che, in assenza di altri aspetti perturbatori, il trend evidenziato e descritto tende a dominare la scena a scala emisferica (la nuova calda in arrivo ne è una conseguenza), il medio termine del modello americano ne è una dimostrazione palese (fig.6).

fig.6

gfsnh-0-198

 

Nei giorni successivi però, il VP, sembra debba subire una serie di disturbi di notevoli rilevanza, in parte correlati al suo crollo prematuro nel corrente mese, le cui conseguenze si intradevono nella prima decade di Aprile, ecco le fasi principali:

1) L’anticiclone delle Azzorre inizia spingere maggiormente in Atlantico, sulla scia di un certo indebolimento del VP, un lobo di minore entità si distacca dal nucleo principale canadese diretto verso l’Europa (fig.7)

fig.7

gfsnh-0-228

 

2) La spinta azzorriana, una volta che il lobo canadese si è indebolito, si inarca ulteriormente verso nord e invia un nucleo gelido (in quota) verso il Mediterraneo (fig.8).

fig.8

gfsnh-0-288 (3)

 

 

Il peggioramento in tal modo può aver luogo. con piogge, temporali e neve in montagna nelle nostre regioni e, almeno temporaneamente, il trend descritto nella prima parte dell’articolo può essere interrotto, pronto però e tornare una volta esaurita la spinta propulsiva della saccatura e una volta che l’anticiclone aleutinico riprenda a spingere, favorito quindi dall’assetto delle SSTA.

Per il momento però, una fase perturbata tipicamente da inizio primavera è possibile e dovrebbe interessare tutte le regioni italiane a partire dalla seconda metà della prima decade di Aprile, ne parleremo anche nei prossimi giorni.

 

Ciao ciao

Ilario Larosa (meteogeo)

Share

About Author

(0) Readers Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Informativa sui cookie. Continuando la navigazione ne accetti l'utilizzo maggiori informazioni

Non utilizziamo alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie legati alla presenza di plugin di terze parti. Se vuoi saperne di più sul loro utilizzo e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostraINFORMATIVA

Chiudi