Editoriali — 20 Maggio 2014

SARAJEVO – La Bosnia è travolta da un’inondazione che ha colpito 4 milioni di persone, più di un quarto della popolazione. Lo ha detto il ministro degli esteri bosniaco Zlatko Lagumdzija. Più di 100,000 di case ed edifici sono inagibili e 1 milione di persone sono rimaste senza acqua corrente. “Le conseguenze delle inondazioni sono disastrose, simili a quelli sostenuti dal Paese durante la guerra negli anni ’90”, ha detto Lagumdzija. Il governo ha chiesto di evacuare 12 villaggi. E intanto in Bosnia e Serbia si contano i morti. Il bilancio continua a peggiorare, tra ieri e oggi sono stati recuperati i corpi senza vita di almeno 47 persone e si teme che il numero possa salire quando le acque cominceranno a ritirarsi. In Bosnia-Erzegovina, le autorità di Sarajevo temono anche per il possibile insorgere di epidemie, a causa delle migliaia di carcasse di animali nelle zone allagate.

Migliaia di sfollati. Secondo quanto riferito da un funzionario bosniaco, in Bosnia gli sfollati sarebbero almeno 500.000, mentre in Serbia 25.000 persone sono rimaste senza casa. La Croce Rossa della Serbia e quella della Bosnia-Erzegovina, dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza, sono al lavoro ormai da una settimana per fare fronte alla catastrofe provocata dalle devastanti inondazioni che hanno colpito i Balcani, le peggiori da 120 anni.
Case, infrastrutture, strade, ponti, linee ferroviarie sono gravemente danneggiati e numerose zone allagate ancora difficilmente raggiungibili. Migliaia di frane, 2100 solo in Bosnia, hanno peggiorato la situazione e ostacolato i soccorsi; è stata inoltre evidenziata la presenza di mine, sepolte durante il conflitto del 1992-95 e non ancora rimosse, che in alcuni casi si sarebbero spostate con le frane, aggiungendo ulteriori pericoli alle persone che vivono nelle zone interessate così come ai soccorritori.

A lavoro 420 volontari. La Croce Rossa di Serbia e quella di Bosnia-Erzegovina sono da giorni impegnate senza sosta nelle attività di soccorso e di ripristino delle strutture, fornendo aiuti e supportando l’allestimento di centri per ospitare le persone evacuate. In Serbia sono circa 420 tra volontari e personale della Croce Rossa impegnati nell’assistenza della popolazione evacuata, soprattutto a Valjevo e Lazarevac. Sono già stati distribuiti nei comuni colpiti centinaia di coperte e stivali di gomma, cibo in scatola. Giornalmente la Croce Rossa provvede alla distribuzione di piatti pronti da mangiare, acqua potabile, coperte, materassi, culle, stivali di gomma, articoli per l’igiene, disinfettanti per l’acqua.

Gli ostacoli ai soccorsi. I soccorsi sono ovviamente ostacolati dalle infrastrutture distrutte e dalle condizioni difficili, ma vengono utilizzate sia jeep sia barche,spesso i volontari sono costretti a guadare nelle acque per consegnare beni di prima necessità. In entrambi i paesi molti volontari e le loro famiglie sono colpiti a loro volta dalle inondazioni. In Bosnia-Erzegovina le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza. La situazione più critica si è registrata nel Cantone Posavina, nella capitale Sarajevo e nella regione di Tuzla, zone centrali del paese, come anche nelle città di Gorazde e Bijeljina. Tutto il nord del paese è allagato e le città di Maglai e Doboj sono state completamente immerse nell’acqua. Centinaia di persone sono state evacuate dalle loro case in 14 comuni, tra cui Doboj, Maglaj, Brcko District, Olovo, Bijeljina, Lukavac, Kladanj, Srebrenica, Gradacac e Zvornik. Nel distretto di Brcko le squadre della Croce Rossa oltre ad effettuare evacuazioni mediche,hanno provveduto a costruire.
Fonte: repubblica.it140920999-8394d1d0-11d8-4136-b6c1-f096d089939c

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