Editoriali Slider — 28 Febbraio 2020

La fisionomia piatta, ancorata a spiccata zonalità con fasi altopressorie, che ha caratterizzato l’intera stagione, può vivacizzarsi proprio alla fine del corso invernale o all’inizio del corso primaverile. Da tempo i modelli, sia pur a fasi alterne, denotano, nel lungo termine associato alla prima metà di marzo, disegni ben più dinamici e meridiani, se non, addirittura, antizonali. Disegni meridiani ed antizonali possono anche corrispondere, pur se non è detto, ad afflussi di aria artica o artico-continentale in mediterraneo. Meridianizzazione ed antizonalità euro-atlantiche non significano, infatti e necessariamente, afflussi freddi in mediterraneo, ma significano, certamente, qualcosa che corrisponde a quel dinamismo tipico dell’inverno che, quest’anno, non si è quasi mai visto. Nel frattempo, dopo una fase prettamente anticiclonica con tepori primaverili, il fronte polare si è deciso ad abbassarsi ed a far affluire dell’aria polare marittima in grado di rendere il clima più consono al periodo. Detto flusso occidentale a moderate ondulazioni mobili potrà generare anche ulteriori infiltrazioni di aria più fresca ed instabile, come quella che si profila tra l’inizio e la metà della prossima settimana. Poi è molto probabile che, tra il 5 ed il 10 marzo, il profilo del fronte polare possa ulteriormente deformarsi così da far maturare qualcosa, in termini di irruzione, ben più attinente all’aria artica e ben interessante per le sue possibili conseguenze italico-mediterranee. La medesima evoluzione di quei giorni, stavolta, trova il conforto di vari modelli e per tutti i vari modelli si configura, almeno inizialmente, con il profilo di una ampia saccatura con asse ben meridiano e supportata da solido promontorio azzorriano atlantico. Una saccatura di questo tipo, in grado di raccogliere in quota aria fredda dei mari del nord se non dell’artide ed in grado di guadagnare le latitudini del mediterraneo settentrionale, può certamente essere all’origine di un episodio o di una fase di instabilità e di raffreddamenti. Ma restano, naturalmente, da stabilire tutta una serie di aspetti evolutivi che possono influenzarne effettivo determinismo, durata ed incisività. La medesima saccatura, infatti, è data in azione per fine prima decade da alcuni modelli e già per i giorni 6-7 da altri; è data in discesa verso il mediterraneo centrale/centro-occidentale oppure più verso l’iberia, con la possibilità di una chiusura a monte ed una sua evoluzione in esteso cut-off. Il disegno generale indica la situazione prevista in quota tra il 9 ed il 10 marzo da ECMWF e GEM (vedi anche la linea isoipsica e le frecce blu) mentre la simbologia viola in sovraimpressione indica lo stato della medesima situazione di quei giorni previsto da GFS. Lo scostamento tra le due possibilità è chiaro, ma è anche altrettanto chiaro che, in entrambi i casi trova enfasi il dinamismo sopra menzionato…

Pierangelo Perelli

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