Climatologia — 30 Maggio 2015

di Pier David Malloni
Negli ultimi dieci anni le stagioni dei pollini sono ‘impazzite’, con forti variazioni delle concentrazioni liberate, da un anno all’altro, e tendenza, per alcuni, al rialzo. I maggiori responsabili sono clima e smog. Lo affermano i dati dell’Associazione Italiana di Aerobiologia, secondo cui questa, per i pollini, è un’annata di boom con valori molto sopra la media.

“In Italia è molto difficile sintetizzare quando si parla di pollini, nel nostro paese ci sono aree profondamente diverse dal punto di vista del clima e della vegetazione – spiega Roberto Albertini, presidente dell’associazione e allergologo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Parma -. Qualche tendenza generale però si può vedere, e la principale è che le stagioni polliniche sono ‘impazzite’ da alcuni anni a questa parte. Uno dei principali responsabili è il clima, con inverni più caldi della media e forte piovosità che tendono a favorire la formazione dei pollini. Anche l’inquinamento ha effetti quali/quantitativi. Inoltre, alcuni studi mettono in evidenza che la CO2 favorisce l’aumento dei pollini prodotti, con maggiore capacità da parte di essi di liberare allergeni”.

Recentemente, per la prima volta nei pollini aerotrasportati, il contenuto allergenico è stato studiato in modo standardizzato dal progetto europeo HIALINE (Health Impacts of Airborne Allergen Information Network). L’anno che stiamo vivendo, sottolinea Albertini, biologo presso la struttura di Clinica ed Immunologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, è uno di quelli che lasciano il segno. “Al nord si è passati da 800 pollini totali per metro cubo di media dei giorni di picco a quasi 1200 – precisa l’esperto -, mentre al sud da 450 a 600. In particolare, i pollini di cupressacee hanno avuto una forte crescita, soprattutto al nord, mentre le platanacee, che al nord sono risultate in calo e con un ritardo del picco pollinico, al centro e al sud hanno visto un aumento dei pollini e un anticipo della stagione. Per il nord, annata eccezionale anche per i pollini di Frassino (oleacee) con un aumento del picco oltre la media di quasi 6 volte. In questo periodo l’attenzione è puntata sulle graminacee, soprattutto al nord, e sulle urticacee che di solito hanno le concentrazioni maggiori in maggio”. Insieme all’imprevedibilità delle stagioni gli esperti e gli oltre dodici milioni di allergici in Italia potrebbero presto fare i conti anche con nuovi pollini.

“Un esempio di polline ‘alieno’ è quello di ambrosia, pianta che si è diffusa negli ultimi decenni in Lombardia fino a diventare, in alcune zone, la prima/seconda causa di allergie – spiega Albertini -, ma che si sta diffondendo in tutto il nord e non solo. Oltre a questa abbiamo sempre maggiori segnalazioni di allergie alla betulla, che è tipica del nord Europa, e all’olivo, piante sempre più diffuse anche come piante ornamentali, i cui pollini possono scatenare reazioni allergiche”.

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