L’esame della evoluzione meteo a livello emisferico ci consente di osservare la nuova fase che, su scala euro-atlantica, andrà strutturandosi nei prossimi giorni. La fase attuale è ancora caratterizzata da una disposizione meridiana con valori barici azzorriani positivi in alto oceano e con sacca che ingloba il mediterraneo, secondo uno schema euro-atlantico di tipo meridiano, che tende, comunque e gradualmente, a sfumare. A dispetto, tuttavia, di un allentamento della corrispondente irruzione e di un aumento dei valori barici mediterranei, il vortice polare continuerà a subire un disturbo che, orientato nella direzione di spostamenti dei valori positivi verso nord-ovest e con affermazioni anticicloniche molto a nord in sede groenlandese, potrà contribuire a delineare affondi di rilievo sul continente, segnatamente delle latitudini centro-settentrionali del nord-est. Tutto questo è proprio quello che è da intendersi come la nuova fase sopra menzionata, ed una nuova fase che si propone di far scendere il più crudo degli inverni sul nord-europa. Nel contempo la possibilità che detta discesa possa oltrepassare il limite del centro-europa per raggiungere le nostre latitudini appare assai problematica giacché uno schema di flussi nord-orientali se non propriamente antizonali come quello che va organizzandosi e con massimi barici a supporto molto spostati a nord tende a correre verso ovest lasciando le latitudini medio-basse esposte alle correnti occidentali. Risulta molto eloquente, in tal senso e per come si vede nel mio disegno della situazione prevista a 500 hPa, la fisionomia del vortice polare dei giorni 6/7 prossimi, assimilabile quasi a quella di uno split che, relativamente, ne isola tutta la parte euro-asiatica secondo un profilo che può far pensare alla possibilità di spinte fredde artico-continentali davvero significative anche fino al mediterraneo. Ma in realtà, e come detto, non sembrano dover sussistere blocchi della porta atlantica tali da deviare tale azione verso latitudini medio-basse, e sembra invece dover sussistere la classica configurazione in base alla quale tutto è destinato a correre da est ad ovest alle alte latitudini. Ne consegue, facendo, e come sempre, considerazioni probabilistiche e basate sulle ipotesi dettate dalle attuali emissioni modellistiche, che l’europa settentrionale o centro-settentrionale potrà avvertire gli effetti di una fase invernale molto fredda, mentre saranno, salvo cambiamenti futuri di prospettiva, le correnti occidentali, in una chiave più o meno anticiclonica o più o meno ciclonica, ad essere protagoniste alle nostre latitudini…
Pierangelo Perelli

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