Climatologia — 24 Settembre 2015

Quando lasciamo alle state un’estate molto calda e iniziamo ad inoltrarci in un autunno ancora tutto da decifrare, ci chiediamo se il contrasto tra le due stagioni possa sfociare in eventi di forte intensità. Il timore dei fenomeni violenti pare seguire nel nostro Paese la classica “legge di Murphy”. Ma chi più di noi, nel mondo soffre questo rischio di fenomeni estremi?

Concentrando la nostra attenzione sui fenomeni meteorologici, al netto quindi dell’impatto degli stessi sul territorio, osserviamo subito che l’equazione “fenomeni violenti” o “temporali”, funziona ancor meglio della legge di Murphy. I temporali si possono verificare in ogni angolo del mondo, perfino all’interno del Circolo Polare Artico durante la stagione estiva, certo con differente frequenza e intensità da un comparto all’altro.

torna1E’ infatti lungo la fascia tropicale che si verificano i temporali più potenti al mondo. Il potenziale energetico in gioco è immane per due motivi: il primo deriva dall’ingente quantitativo di calore che è ogni giorno disponibile in virtù dell’intenso soleggiamento e per la confluenza dei venti Alisei che convergono dai due emisferi.

l secondo deve la propria origine allo spessore verticale delle nubi temporalesche. Lungo la fascia equatoriale il limite della tropopausa è molto elevato, all’incirca tra 18 e 20 chilometri contro i 5-6 chilometri di quelle polari. Va da sè che i cumulonembi hanno spessori impressionanti e scaricano inimmaginabili quantitativi di pioggia. Parallelamente si ha una elevatissima attività elettrica (fulmini). In altre parole è proprio lungo questa fascia climatica che si generano i fenomeni temporaleschi più violenti al mondo.

I cicloni tropicali trovano in questa fascia climatica l’habitat ideale per nascere, svilupparsi e degenerare in veri e propri mostri del cielo.

torna2Per quanto detto ci si aspetterebbe che proprio su queste zone si abbattano grandinate violentissime o si sviluppino tornado impressionanti. E invece l’atmosfera ancora una volta ci sorprende dicendo “no”. La genesi di questi ultimi fenomeni deve la sua origine e il suo sviluppo al diverso taglio di vento che si viene a creare su quote diverse, il cosiddetto shear direzionale e in velocità, cosa che si ha però alle medie latitudini e non all’Equatore.

Su queste zone dunque la grandine non arriva quasi mai fino al suolo o, se arriva, giunge piccola e irrilevante, data anche la temperatura elevata della colonna d’aria che ne causa la fusione durante la lunga caduta dalle nubi temporalesche. E dove si verificano dunque le grandinate più violente? E i tornado più devastanti? Ma naturalmente alle medie latitudini, le nostre. Questo perchè proprio lungo questa fascia climatica si hanno le Correnti a Getto, masse d’aria con caratteristiche fisiche molto differenti convergono bruscamente da direzioni opposte o scorrono una contro l’altra con velocità diverse.

Riassumendo:

1) Temporali molto intensi e frequenti (anche fino a 200 giorni l’anno) sui Paesi dell’Africa equatoriale, Madagascar, Indonesia e Amazzonia. Queste sono le zone dove i temporali assumono le caratteristiche più potenti al mondo.

2) Temporali grandinigeni e/o episodi vorticosi: Stati Uniti, Europa, Asia centrale Giappone e parte dell’Australia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luca Angelini per Meteoservice.net

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