Disastri d'Italia — 13 Gennaio 2016

8 GENNAIO 1985

8 Gennaio 1985, l’Italia tra Freddo, Neve e Ghiaccio

 

 

 

8 GENNAIO 1985

INTERI PAESI SONO ISOLATI, GRAVI DANNI ALL’INDUSTRIA, ALL’AGRICOLTURA, AI TRASPORTI

L’ITALIA TRA FREDDO, NEVE E GHIACCIO

ROMA STENTA A SUPERARE LA CRISI – NEVE
RIAPERTO FIUMICINO, PESANTI RITARDI PER I TRENI: L’ADRIATICA INTERROTTA PER 4 ORE DA UNA MAREGGIATA
SCUOLE CHIUSE IN MOLTE PROVINCE
AL NORD ANCORA GELATE
RIPRENDE A NEVICARE IN ABRUZZO, CAMPANIA E CALABRIA

Stazione Termini di Roma

 

8 GENNAIO 1985

INTERI PAESI SONO ISOLATI, GRAVI DANNI ALL’INDUSTRIA, ALL’AGRICOLTURA, AI TRASPORTI

L’ITALIA TRA FREDDO, NEVE E GHIACCIO

ROMA STENTA A SUPERARE LA CRISI – NEVE
RIAPERTO FIUMICINO, PESANTI RITARDI PER I TRENI: L’ADRIATICA INTERROTTA PER 4 ORE DA UNA MAREGGIATA
SCUOLE CHIUSE IN MOLTE PROVINCE
AL NORD ANCORA GELATE
RIPRENDE A NEVICARE IN ABRUZZO, CAMPANIA E CALABRIA

ROMA – E’ quasi un bollettino di guerra.
L’eccezionale ondata di gelo e neve ha rischiato di spaccare in due l’Italia, provocando danni gravissimi in tutti i settori della vita civile.
La crisi è esplosa domenica: bloccato l’aeroporto di Fiumicino, paralizzate le ferrovie nel nodo cruciale di Roma – Termini e sull’Adriatica ad Ancona, sconvolta la rete stradale in molte regioni, dalle Marche alla Campania.
Il blocco non è ancora del tutto superato e già si prevede una nuova ondata di maltempo.
Ieri la situazione è apparsa in tutta la sua gravità.
Gli interventi più massicci della protezione civile nella capitale.
Tutte le strutture mobilitate in Marche, Lazio, Campania, Abruzzo, Basilicata, Puglie.
TRASPORTI.
Fiumicino ha riaperto nel tardo pomeriggio, ma la crisi non è superata.
I collegamenti con la città funzionano ad intermittenza e gli autobus dell’Acotral non sono sufficienti ( si sono pagate fino a 300 mila lire per un passaggio su auto a noleggio).
La situazione nella capitale è rimasta critica per tutta la giornata di ieri, tanto che il prefetto Ricci ha dovuto rivolgere un appello ai romani per evitare ingorghi e incidenti dovuti all’imperizia ed al ghiaccio.
I treni viaggiano da Sud a Nord con ritardi che oscillano da 4 a 15 ore (èil caso del Napoli – Milano, il treno della strage), soprattutto sulla linea adriatica, interrotta ieri per 4 ore a Falconara per una violenta mareggiata che ha scalzato la linea a mare.
Gravissimi i disagi per i viaggiatori: posti di pronto soccorso sono stati installati ad Ancona, Bologna, Milano, dove alcuni passeggeri sono stati colti da malore.
In serata è praticamente bloccata la circolazione stradale e ferroviaria in tutto il Molise.
Sulle strade la situazione è difficile su tutta la dorsale appenninica fino all’Aspromonte: sono necessarie le catene.
In pianura le strade del Veneto e della Romagna presentano forti rischi di gelate.
Sulle autostrade l’unico blocco totale è segnalato sulla Salerno – Reggio Calabria per un groviglio di autoarticolati causato dal ghiaccio.
Nei porti la situazione più critica a Trieste dove ieri il traffico è stato bloccato.
Diciotto navi ferme all’attracco, temperatura polare, bora a 50km/h con punte a settanta.

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Difficoltà di rifornimento per centri delle Marche, dell’Abruzzo, della Campania dove sono intervenuti elicotteri della protezione civile per portare pane e medicinali.
Molti malati hanno dovuto essere trasportati in ospedale.
Le situazioni più difficili nel Parco d’Abruzzo (dove i terremotati hanno abbandonato le roulottes), nel Matese, nel Sannio, in Irpinia dove è ripreso in serata a nevicare.

SCUOLE. Sono tuttora chiuse – in alcuni casi fino al 10 gennaio – in provincia di Ascoli Piceno, Ancona, Macerata, Urbino, in tutto l’Abruzzo, ad Avellino, Benevento, Foggia.
Chiuse anche alcune scuole in provincia di Pisa, Cosenza, Catanzaro.

INDUSTRIA. Nel solo Lazio si parla di danni per decine di miliardi per la paralisi che dura da domenica.
Le situazioni più gravi nelle Marche e nell’Abruzzo.

AGRICOLTURA. Confagricoltura e leghe cooperative chiedono l’intervento urgente del governo.
I settori più colpiti: olivicoltura (Campania, Puglie, Calabria e Sicilia), colture specializzate ( fiori e ortaggi: Riviera, Versilia, Campania, Basilicata, Sicilia), agrumeti (Calabria e Sicilia), allevamento di bestiame (col freddo scende la produzione di latte).
Preoccupazioni anche per il patrimonio zootecnico selvatico: in alcune zone della Venezia Giulia e del Gran Sasso è sempre più difficile foraggiare daini, caprioli, camosci e stambecchi.

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Gelo Polare in Europa, -40 in Svizzera e -45 in Lapponia, Neve storica su Londra, -36 in Moravia, -32 a Monaco, Mare gelato ad Amburgo

 

 

 

8 GENNAIO 1985

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BERNA – Freddo siberiano in Svizzera: da oltre un secolo non si registravano punte minime tanto basse.
A La Brevine, nel Cantone di Neuchàtel.
L’improvvisa ondata di freddo ha infatti congelato olio e carburante appiedando moltissime famiglie al rientro dal week – end.
Gravi i disagi degli automobilisti perché polizia e Touring Club, sommersi da chiamate d’emergenza, hanno impiegato alcune ore prima di raggiungere le vetture in panne.
La media della temperatura in Svizzera resta di 15 gradi sottozero e per ora non sono previsti miglioramenti delle condizioni atmosferiche.

LAPPONIA A -45° SOSPESE LE RICERCHE DEL MISSILE RUSSO

 

HELSINKI – Le guardie di frontiera finlandesi hanno annunciato che sospenderanno le ricerche del missile sovietico caduto in Lapponia il 28 dicembre: il freddo troppo intenso e la neve impediscono di proseguirle.
La temperatura intorno al lago Inari è infatti di meno 45 gradi e le nevicate potrebbero aver già ricoperto l’ordigno.

8 GENNAIO 1985

NEVICATA STORICA SU LONDRA, DISAGI AEREI IN RITARDO

LONDRA – Anche Londra, anche il Centro e il Sud dell’Inghilterra, trascurata dai benefici della mitica corrente del Golfo, sono sprofondati in un clima quasi artico, conosciuto una volta soltanto nelle tristi regioni settentrionali della Scozia.
Il fatto che nella notte fra sabato e domenica abbia nevicato su Londra non è un fatto eccezionale, ma si è trattato della precipitazione più copiosa degli ultimi tre anni, che ha costituito la gioia della gente uscita nei parchi e la disperazione degli automobilisti sulle strade.
Ammantati da una striminzita coltre di neve, i giardini e i parchi della capitale hanno assunto da domenica un aspetto montano: ogni rialzo del terreno, ogni collina è diventata occasione per brevi entusiastiche discese con slittini fatti di quattro legni inchiodati alla meglio.
Gelato il laghetto di Kensington Garden, percorso da croste di ghiaccio egualmente la “serpentine” di Hyde Park come fosse il Volga, i Londinesi hanno accolto con allegria il panorama inconsueto ingaggiando addirittura sulla spianata dei parchi gare di sci di fondo.
Ma il divertimento è presto svanito quando l’inglese si è rimesso al volante, perché le strade erano ieri ancora in parte ghiacciate, salvo che nel centro della capitale.
La guida è diventata difficoltosa, anzi pericolosa e l’Automobile Club ha moltiplicato gli inviti alla prudenza perché le vie di comunicazione secondarie nell’Essex, nel Surray erano lastricate di insidioso ghiaccio.
La stessa patina si è formata sui marciapiedi, trasformati in pericolose patinoire, con il risultato che i pedoni sono messi spesso a camminare sul margine delle strade, accrescendo i disagi degli automobilisti.
Centinaia di vetture sono state abbandonate lungo le strade, specie nelle regioni del Nord e del Centro del paese, dove la polizia regolamenta la circolazione.
Il maltempo ha inciso naturalmente anche sul traffico aereo.
Domenica era rimasto parzialmente chiuso il secondo aeroporto di Londra, situato a Gatwick e riservato principalmente ai charter.
Questo ha provocato difficoltà anche sulla principale aerostazione di Heatrow che per tutta la giornata di ieri ha registrato ancora ritardi nelle partenze e negli arrivi e voli cancellati dagli altri centri britannici colpiti dal maltempo, specie nel Nord.
Le previsioni pronosticano per le prossime ore altre precipitazioni nevose e un ulteriore irrigidimento della temperatura.
“E’ colpa di una massa d’aria gelida proveniente dalla Siberia”, hanno spiegato sconsolati i meteorologi.

8 GENNAIO 1985

 

NELLA MORAVIA IL TERMOMETRO SCESO A -36°

VIENNA – Non è ancora in vista la fine del freddo siberiano che ha colpito da venerdì scorso anche l’Austria e la Cecolosvacchia.
Nella Moravia del Sud il termometro – sceso fino a 36 gradi sotto zero ieri mattina – ha segnato le temperature più basse degli ultimi 50 anni.
Anche le temperature diurne – fra meno 16 e meno 22 – rappresentano un record regionale.
In Austria ieri mattina si sono registrati 33 gradi sottozero a Mariazell, 29 sottozero a Linz, e 19 sotto lo zero a Vienna.
Il gelo ha determinato considerevoli ritardi del traffico ferroviario ( 12 ore di ritardo per il convoglio proveniente da Varsavia), un enorme aumento dei consumi energetici, difficoltà al traffico stradale a causa dei numerosissimi autotreni fermi per il congelamento dei loro motori diesel.
Anche la navigazione sul Danubio è in parte ostacolata dal ghiaccio.
Nessun inconveniente invece per il traffico aereo.
Ritardi ed anche interruzioni vi sono state nella circolazione tramviaria in diverse città.

8 GENNAIO 1985

AMBURGO, GELA IL MARE ( E A MONACO -32°)

BONN – Da cinque giorni la Germania è sferzata da un freddo senza molti precedenti durante questo secolo: e nulla fa sperare in un rapido ritorno a temperature più normali.
Da Nord a Sud, dal Mar Baltico alle Alpi, l’intera nazione è soffocata dalla neve e dal ghiaccio, con non pochi disagi per la popolazione e dolorose conseguenze per il traffico.
Grandi titoli sui giornali gridano: “Più freddo ad Amburgo che a Mosca”.
I termometri sono ancora più eloquenti.
Sono vari giorni che il mercurio non risale oltre 10 sotto lo zero.
Nel Centro – Nord, le temperature oscillano tra -12 e -18: a Sud, in Baviera, piombano a -24.
All’Aeroporto di Monaco si è registrato ieri -32.
Un aeroporto che ricorda – citiamo il suo direttore – “un immenso campo profughi”.
Oltre quattromila turisti britannici attendono, da domenica mattina di poter tornare a casa.
Monaco funziona, ma sono chiusi gli aeroporti londinesi di Gatwick e Luton.
Il traffico dei veicoli incontra ostacoli ovunque, nelle città, sulle strade e sulle autostrade.
(Anche i treni non corrono con la consueta puntualità.
Molti i ritardi nelle zone investite dalle bufere più impetuose).
Le continue nevicate hanno reso pressoché vana la fatica di chi – privato cittadino o autorità – tenta di tenere sgombre le vie, fattesi pertanto insidiose e per i veicoli e per i pedoni.
Il problema è aggravato dalla riluttanza a usare sale per non nuocere all’ambiente.
Esasperati, alcuni giornali gridano:
“Questa volta, pensiamo prima agli uomini piuttosto che alle piante”.
In Baviera, molte strade sono impercorribili.
Ovunque, la polizia esorta gli automobilisti a servirsi della vettura “soltanto se non possono farne a meno”.
Le acque nell’immenso porto di Amburgo cominciano a gelare.
A Berlino, le eccezionali temperature più gli scarichi delle auto costrette a passo d’uomo hanno innalzato a pericolosi livelli l’inquinamento atmosferico.
Lo smog è una piaga della città divisa, ieri si è diffuso il primo dei tre “allarmi” previsti dalle autorità, secondo la gravità della crisi.
L’aria ammorbata, e gelida, ricordava la vecchia Londra.
L’allarme è stato lanciato appena gli strumenti hanno indicato una presenza eccessiva nell’atmosfera di monossido di carbonio e di assido di zolfo.
Questo primo allarme già impone restrizioni severe, tanto più modeste nelle eccezionali condizioni artiche.
I berlinesi hanno dovuto abbassare i riscaldamenti e gli automobilisti sono stati invitati a servirsi, il più possibile, dei mezzi pubblici.
Nella repubblica federale, si sono avuti sintomi di inquinamento soltanto in alcuni centri della Rurh.
Una Germania glaciale, questo è lo spettacolo che ci offre il nuovo anno.
Resiste bene, senza conseguenze drammatiche, perché robusta è l’organizzazione: ma il disagio è intenso e non mancano i pericoli.
All’estremo Sud, riferiscono i comunicati, la minaccia delle valanghe si è fatta “acuta”.
Consigli, avvertimenti, allarmi, si susseguono sulle radio locali.

8 Gennaio 1985: è in arrivo un altra ondata di nevicate, Piacenza capoluogo più freddo, stazioni alpine sotto i -30, e -35 in Valsesia

 

 

 

8 GENNAIO 1985

 

E’ IN ARRIVO UN’ALTRA ONDATA DI NEVICATE

ROMA – Nuove nevicate sono in arrivo: una perturbazione, infatti sta superando l’arco alpino e il peggioramento – secondo le previsioni dell’ufficio meteorologico dell’Aeronautica militare – si estenderà dal Nord al Centro e al Meridione.
Contemporaneamente alla perturbazione arriverà un’altra ondata di aria fredda che, secondo gli gli esperti, potrebbe far toccare alla colonnina dei termometri valori sotto lo zero “eccezionali”.
Il colonnello Edmondo Bernacca, dal canto suo, ha detto che perché possa ricadere la neve sulla capitale si dovrebbero verificare alcune condizioni meteorologiche particolari.
Oltre all’afflusso di aria gelida, dovrebbe restare al suolo un “cuscinetto” di aria fredda sul quale deve scorrere aria umida e più calda.
A questa situazione si deve aggiungere una bassa pressione sul terreno.
Quella di questi giorni – sottolinea Bernacca – è sicuramente tra le maggiori nevicate su Roma.
Il 6 gennaio, giorno della Befana, la neve è caduta anche in altri anni e precisamente nel 1947, 1953 e 1967.
I 15 – 20 centimetri hanno come precedenti quelli del 1929, del ’39, del 9 e 18 febbraio 1956, del 9 febbraio 1965.
In questi 85 anni del ventesimo secolo su Roma sono cadute, complessivamente, 132 precipitazioni nevose.

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BOLOGNA – Piacenza ha fatto registrare, tra le città capoluogo della regione, il record del freddo, con meno 19 gradi alle 8,15; la massima è stata di meno sei.
La morsa del gelo non si è attenuata nonostante il sole.

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IN CINQUE STAZIONI ALPINE TEMPERATURE SOTTO I -30

RECORD -35° IN VALSESIA

ROMA – In tutta l’Italia settentrionale il freddo è aumentato.
Dal tardo pomeriggio è ripreso a nevicare in molte regioni.
Nella Riviera di Levante, da Sestri a Rapallo, fino a Genova dove ha preso a nevicare sulle alture di Marassi, nel quartiere di Nervi e San Fruttuoso.
La perturbazione ha coinvolto le zone interne della Campania, nel Molise, sui rilievi della Calabria.
Più intensa la caduta di neve sulla Sardegna.
Traffico rallentato sulla statale 131 che collega Cagliari a Sassari.
Sull’altopiano di Campeda, fra Macomer e Bonrova, si transita con difficoltà.
I mezzi dell’Anas non riescono a liberare la strada dal ghiaccio.
Situazione critica anche sulle strade del Nuorese e in genere oltre i 300 metri di altezza.
Ecco alcune temperature indicative nella mattina di ieri:
Asti -15, Novara -15, Sanremo, Genova, La Spezia, Imperia -6, Padova e Vicenza -15, Treviso -14, Venezia e Verona -12.
A Trento record degli ultimi 15 anni; -16,4.
Cinque località hanno superato i 30 gradi sotto zero.
A Punta Indren, terminale della funivia del Monte Rosa (versante valse siano) si sono misurati -35 gradi.
Stessa temperatura al Lago “Seru” a Ceresole Reale.
Nel Trentino la stazione del Pordoi ha toccato -34, in Venezia Giulia, a Fusine di Val Romana -33.
Infine in Alto Adige a Prato Drava il termometro ha toccato i -31 gradi.
Quanto alle regioni ieri il record del freddo – medio è toccato al Veneto dove in molte stazioni sciistiche si sono registrate temperature sotto i 20 gradi.

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