Editoriali Slider — 24 Gennaio 2021

L’osservazione di rialzi barici in area scandinava e sul nord-est continentale può, certamente, far pensare a qualche possibilità di successiva ingerenza russo-siberiana, ma occorre sempre considerare i forcing dominanti ed il comportamento del jet stream. Il disegno si riferisce alla situazione in quota che ECMWF prevede per fine mese/inizio febbraio che, di fatto, mostra effettivi segni di riscaldamento associati ad una certa affermazione del russo-siberiano sul nord-est europeo. Al momento, tuttavia, non mostra, nel contempo ed osservando i forcing dominanti a livello emisferico, possibili evoluzioni orientate nella direzione di discese fredde. Quando si parla di anticiclone russo-siberiano bisogna sempre distinguere giacché il russo-siberiano per eccellenza è un anticiclone termico, ovvero non presente in quota, ma che, anche solo in questa veste ideale, può essere all’origine di afflussi freddi. Tuttavia l’esperienza mi insegna che questa tipologia di anticiclone ha perso, da molto tempo e per ragioni che ci possono spiegare, forse, i climatologi (quelli veri), di valore. D’altra parte è vero che il più spesso delle volte il medesimo anticiclone è ibrido e che è soprattutto in questa veste che diventa foriero di irruzioni nord-orientali od orientali. E’, cioè, un anticiclone che, presente negli strati più bassi come termico, trova supporto in una presenza anticiclonica dinamica ed ovvero in quota, più o meno solida e, in ogni caso, sempre un pò deviante o frenante per il jet stream. Ecco che per avere spinte fredde consistenti e decise dovrebbe configurarsi una situazione nella quale il disegno ciclonico atlantico e quello freddo artico o polare siberiano entrano in totale o parziale opposizione di fase a causa della genesi di una barriera anticiclonica al corso zonale e tale da incanalare il freddo dell’est in direzioni retrograde o semiretrograde. Dette situazioni, associate a franca deviazione del jet stream verso nord o nord-est, però, non sono facili da determinarsi, mentre è statisticamente più probabile che prevalga il forcing ovest-est. Ed anche in questo caso, almeno per il momento, sembra dover prevalere il modello atlantico, ovvero quello fisiologicamente prevalente, quello che tende a mantenere i flussi anti-zonali molto a nord e che, alle latitudini medie e basse, mantiene aperta la porta dell’occidente e sfavorisce l’opposizione di fase sopra indicata. Il disegno della situazione meteo di fine mese, che mostra un certo affondo ciclonico successivo ad una fase più stabile, vuole indicare anche, con le frecce, quanto sopra descritto e la differenza tra le due possibilità (le frecce più sottili di quella fredda e le frecce più spesse di quella molto più probabile atlantica o zonale). Possiamo aggiungere che le ultime emissioni di modelli come GFS e CFS2 forniscono disegni di irruzioni intorno a fine prima decade di febbraio ma, francamente, mi sembra saggio considerarli per quello che meritano proiezioni di così lungo termine…

Pierangelo Perelli

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