Ambiente, territorio & dissesti — 19 Aprile 2016

Indagini per disastro ambientale colposo e su manutenzione e tempi di intervento www.greenreport.it

La marea nera che ha colpito Genova la sera del 17 aprile, proprio mentre si votava al Referendum contro le trivelle, sembra aver superato la fase dell’emergenza più acuta e, come scrive Il Secolo XIX,  «ora si lavora alla ricostruzione degli eventi che hanno portato al maxi sversamento di petrolio nel torrente Polcevera e nei suoi affluenti».

Il pubblico ministero Alberto Landolfi ipotizzato il reato di disastro ambientale colposo e ha chiesto alla squadra giudiziaria dei vigili del fuoco e dell’Arpal di chiarire diversi aspetti di questa vicenda, in particolare per quanto riguarda la manutenzione dell’oleodotto dell’Iplom e il tempo che cui è voluto alla compagnia petrolifera per arginare la fuoriuscita di petrolio.  Si sta verificando anche una  segnalazione dei comitati secondo la quale una frana prodotta dai lavori dei cantieri del Terzo Valico potrebbe avber  influito sul danneggiamento dell’oleodotto.

Secondo Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria, «Questo incidente per la quantità di greggio fuoriuscita dall’oleodotto e che ha interessato il rio Penego prima, poi il Fegino e il Torrente Polcevera, risulta tra i più gravi di questi ultimi anni. Ancora una volta in primo piano il problema della convivenza tra gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, come i depositi di oli minerali Iplom di Fegino, e la popolazione locale. Spesso sono i gas e vapori emessi da questi che colpiscono e preoccupano chi vive, lavora, studia nel comprensorio. Oltre il danno ambientale, che dovrà essere quantificato ci auguriamo che le operazioni di messa in sicurezza evitino una prolungata esposizione dei cittadini residenti ai miasmi insalubri che possono avere effetti sulla salute. Infine dovrà avvenire celermente, da parte dell’Azienda, la bonifica e il ripristino dei luoghi interessati dalla dispersione di petrolio».

Alessandro Smeraldi, presidente del circolo Legambiente Amici a Ponente, conferma: «E’ l’ennesimo episodio di una convivenza tra popolazione locale e le attività di Iplom che non sembra compatibile Ancora ad inizio del 2015 si erano verificati problemi riguardo alla produzione di miasmi, dovuti all’attività di trasporto di prodotti petroliferi nell’area di stoccaggio Iplom a Fegino, che rendevano l’aria irrespirabile per gli abitanti del quartiere e in particolare della succursale del’Ist. Comp. Di Borzoli, oggi chiusa in via precauzionale a causa dell’emergenza per lo sversamento. Convivenza che sembra influire anche sulle opere di messa in sicurezza del torrente Fegino da parte del Comune, visto il passaggio in alcuni tratti sotto il letto del rio delle tubazioni dell’oleodotto, presenza che comporta rallentamenti nei lavori e aumento dei costi a carico della Pubblica Amministrazione. Necessaria ora una valutazione, da parte delle autorità, dell’impatto ambientale e sanitario conseguente allo sversamento, anche in termini di modalità e tempistiche di ripristino delle aree colpite e una riflessione seria sulla delocalizzazione degli impianti per evitare il ripetersi di questi gravi episodi».

 

 

 

 

Fonte blueplanetheart

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