Editoriali Slider — 29 Dicembre 2020

Fissiamo subito un punto oggettivo e incontestabile, e a dispetto di certi sogni funzionali a riscaldamenti stratosferici, tutti ampiamente da definire nell’effettiva intensità e nelle loro successive influenze in troposfera. Le carte di previsione dei vari modelli da qui al 7-8 gennaio, salvo futuri cambiamenti auspicabili, non mostrano alcuna ondata di vero freddo sull’italia. Mostrano dinamicità, mostrano un minimo di sintonia con il periodo, mostrano un contesto relativamente invernale, mostrano anche un contesto fatto di precipitazioni, magari a tratti nevose oltre una certa latitudine, ma non mostrano afflussi freddi degni di nota. Se poi nei prossimi giorni le medesime carte muteranno fisionomia nel senso del freddo sarò il primo a prenderne atto con gioia. Il disegno attuale in quota su scala euro-atlantica è quello di una saccatura alimentata da aria artico-marittima che coinvolge la parte nord-occidentale e la parte centro-occidentale del continente, allungandosi parzialmente sino al mediterraneo. Ne consegue per la nostra penisola un quadro semi-perturbato associato a correnti umide instabili occidentali o sud-occidentali. Si tratta anche di un quadro inclusivo di un promontorio anticiclonico ad est che ostacola eventuali aperture all’aria fredda continentale. Nel contempo si osserva che detto quadro tende ad evolvere, nel corso dei primi giorni del nuovo anno e dopo un certo più incisivo affondo verso sud-ovest, nella direzione di una rotazione degli assi delle onde in senso orario destinato a generare il classico dipolo con cut-off/semi cut-off o area ciclonica figlia della saccatura sopra menzionata. Risulta evidente che un polo freddo in quota del genere, in un disegno da frammentazione del VP, e dipolo con cellula anticiclonica alle alte latitudini dell’oceano, può stimolare legittime fantasie freddiste, ma occorre fare i conti con il fatto che la disposizione delle correnti in flusso retrogrado appare molto a nord e con il fatto che risultano accentuati i forcing che spingono verso occidente. Ne consegue che in questo modo il vero freddo può rimanere confinato alle latitudini del centro-nord europeo e può dileguarsi verso l’oceano. Si nota infatti, progredendo nel tempo, che il polo sopramenzionato tende a muovere verso ovest per poi, sull’atlantico, e a ridosso delle coste nord-occidentali del continente, entrare in fasatura con la riproposizione di sacca groenlandese e di un disegno meridiano analogo a quello in atto. Il disegno mostra, su scala emisferica, la situazione prevista a 500 hPa da ECMWF per i giorni 3-4 gennaio ed è descrittivo, con l’aiuto delle frecce rappresentative del percorso dell’aria fredda (da blu a viola), della evoluzione suddetta…

Pierangelo Perelli

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