Editoriali Slider — 27 Giugno 2019

L’onda di calore in corso corrisponde ad un significativo promontorio sub-tropicale che, dal nord africa, raggiunge l’europa nord-occidentale, apportando, lungo tutta la fascia occidentale del continente, livelli barici in quota davvero elevati. Ne derivano gradi di compressione e di riscaldamento conseguente, da compressione adiabatica appunto, che vanno a coinvolgere le aree interessate da detta espansione. Il centro nord italia fa parte di tali aree, mentre il sud risente, marginalmente, della risposta orientale che è insita nella dinamica di tali estensioni meridiane e che, naturalmente, gode di livelli barici meno pronunciati. Più che la risalita calda al suolo di aria africana, presente invece ad occidente della penisola, e lungo il corso del flusso meridionale dello stesso promontorio, il caldo che interessa l’italia è, di fatto, da ascrivere, in misura maggiore, proprio a detta compressione, cui corrispondono, al suolo, correnti orientali secche piuttosto che sciroccali umide. Da cui il grande caldo, ma torrido, ovvero, e per fortuna, secco e non umido. In altri termini siamo interessati da un tempo con temperature elevate o molto elevate e con clima caldo torrido. Lo so che per i giornalisti di radio e televisione siamo interessati da temperature torride. Ma, assunto che la meteo dettata dai giornalisti è una cosa pacchiana da non ascoltare, la verità è che la temperatura può essere alta o bassa e per niente al mondo può essere torrida, altrimenti può essere anche rossa o nera, lunga o corta, ecc. ecc. Tornando all’analisi della situazione, per quanto il promontorio africano non rappresenti qualcosa di particolarmente strano o infrequente, è chiaro che l’estate di cui stiamo parlando, di normale, ha ben poco. Ed occorrerà soffrire ancora per qualche giorno. Si intravedono, tuttavia, in direzione del medio-lungo termine, prospettive di transizione ad un estate ben più canonica, e caratterizzata dalla classica alta pressione distribuita lungo i paralleli. Non che la minaccia africana non sia destinata a rimanere sempre in agguato ma i progressi, nel corso della prossima settimana, nella direzione di un riassorbimento del cut-off oceanico, conseguenza di una mobilizzazione zonale, appaiono davvero possibili. In proposito ho disegnato la situazione prevista in quota (a 500 hPa) per il fine settimana (dove è scomparso il vortice oceanico) e ho disegnato la simbologia espressione del trend suddetto, indicando l’augurabile cambio di disposizione in quota delle isoipse (vedi, nelle due linee, la transizione, dalla situazione attuale a quella dei giorni 2-3 luglio, di una isoipsa di riferimento) ed indicando la mobilizzazione del vortice atlantico, attuale attivo contraltare della spinta africana…

Pierangelo Perelli

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