Editoriali Slider — 27 Dicembre 2020

Seguo gli inverni e le loro situazioni di vero freddo da decenni e decenni (ahimé) e conosco perfettamente quali sono i veri afflussi freddi. E so altrettanto perfettamente che non stiamo vivendo al momento nessuna situazione di vero freddo. Le T max previste a sud dell’appennino tosco-emiliano zone costiere da qui al 3 gennaio oscillano tra i 7 e i 16 °C, e dimostrano che la fase meteo è una fase climatica standard, o più rivolta al clima mite che a quello freddo e senza afflussi freddi degni di nota. Nevicherà al nord e a più riprese ma questo non significa affatto che abbiamo afflussi freddi, anzi. La grande neve milanese del gennaio ‘85 si verificò nel momento in cui il grande freddo dell’85 ci stava salutando dando spazio allo scirocco. La pianura padana è una conca che, come una calamita, trattiene anche le piccole sbuffatine di freddo fino al punto di rendere nevose situazioni che per le altre regioni sono meridionali o sciroccali.  E al nord nevica, semplicemente quando in inverno, anche senza burian ed intensi afflussi artici, si hanno perturbazioni atlantiche e precipitazioni. Tutto questo lo dico perché amo la meteorologia e amo la verità, contro ogni mistificazione attira like, attira allodole, o frutto di ignoranza totale. Io mi diverto molto di più a dire quel che vedo sulle carte che ad inventare cose per attirare le allodole. Venendo alla situazione ed alle possibili evoluzioni mi sembra chiaro di poter affermare che stiamo vivendo un contesto climatico abbastanza in sintonia con il periodo, o anche di matrice vagamente invernale, ma senza estremi. Il freddo in europa esiste e sta coinvolgendo anche il mediterraneo, ma con modi che non vedono nessuna porta aperta ad est e che trovano riscontro prevalentemente in quota per effetto di travasi artico-marittimi non corrispondenti ad apprezzabili richiami continentali e continentali al suolo. D’altra parte le carte, a differenza di certi santoni patetici circondati di allodole, non mentono. Nel disegno, riferito alla situazione prevista dalla maggioranza dei modelli, tra l’1 ed il 2 gennaio, si vede la estesa saccatura alimentata da aria artico-marittima che coinvolge europa settentrionale e nord-occidentale nonché, con una derivazione o estensione attenuata, il mediterraneo. E si vede il percorso della masse d’aria al suolo rappresentato dalle frecce. Detto percorso ci racconta, in modo inequivocabile, che ad est la porta è chiusa, a tutte le quote, da un sub-tropicale che muove un richiamo di aria calda. Da cui deriva che le possibilità di un clima freddo sono legate al trasferimento di masse fredde in quota verso il suolo, a problematiche sbuffate infiltrative da occidente o nord-ovest e ad altrettanto problematici richiami temporanei dai balcani,, e che, pertanto, risultano ampiamente spiegate le T previste da qui al 3 gennaio sull’italia centrale e meridionale. Naturalmente beato il settentrione che, invece, l’inverno vero e nevoso, molto probabilmente, per le ragioni sopra dette, riuscirà a vederlo. Inutile, poi, andare oltre il 2-3 gennaio perché l’evoluzione di lungo termine, tra modelli che mostrano una maggiore insistenza della falla barica artica ed altri che la vedono cedere e riaprire all’occidente, appare assai incerta…

Pierangelo Perelli

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