Editoriali Slider — 23 Dicembre 2021

Quanto ci sia di vero nel fatto che gli ultimi decenni hanno introdotto un clima mediterraneo sempre più ancorato ad espansioni del sub-tropicale difficile dirlo. Ma è un fatto inequivocabile che, andando a memoria, i cosiddetti inverni di una volta non erano questi. Questi sfumano, talora, senza aver fornito apprezzabili irruzioni fredde, tra fasi umide e piovose e fasi stabili nebbiose, e scivolano via senza dare l’idea di essere inverni. Cosa accadrà in gennaio nessuno può saperlo, e non esiste scialbo inverno dicembrino che non possa cambiare totalmente pelle nei mesi successivi. Di certo, ed anche quest’anno, per il momento l’inverno vero si è visto pochissimo o per nulla, e questo perché altrettanto pochissimo si è visto quel dinamismo capace di disporre le grandi onde emisferiche in maniera da fornirci, almeno ogni tanto, delle masse d’aria che arrivano dalle regioni artiche, siano esse marittime o siano continentali. Se latitano dette configurazioni dinamiche ancora di più latita quell’anticiclone termico o ibrido, detto russo-siberiano, un tempo assai più protagonista e capace di rifornirci di aria fredda anche in situazioni non così artiche in senso dinamico. Questo è e dobbiamo prenderne atto, anche se addentrarci troppo in argomenti complicati di climatologia non mi sembra il caso e lasciamo volentieri la materia a chi ne sa davvero, riferendomi ai climatologi veri e seri, e non certo a chi si professa climatologo senza esserlo aspettando e profetizzando l’imminente era glaciale da una ventina d’anni. I giorni di natale saranno dominati e caratterizzati da un generale flusso occidentale relativamente mite ed umido. Poi, in dirittura di fine anno, il nostro poco apprezzabile sub-tropicale tornerà in cattedra, con un promontorio degno di nota e destinato a riportare stabilità, speriamo il più possibile ventilata e nord-occidentale ed il meno possibile nebbiosa e stagnante. Un quadro, questo, che, evidentemente, conforta ben poco sogni freddisti di bei cieli ghiacciati e di fischiate di vento gelido. Le flebili speranze di assistere, tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo, a qualcosa di più attinente all’inverno sono legate alla possibilità, al momento non nelle proiezioni, che il promontorio anticiclonico suddetto inizi a galoppare verso nord, sulle isole britanniche o, ancora meglio, in direzione dell’islanda. Ma stiamo trattando una ipotesi che mostra scarsissime probabilità di concretizzarsi. Alla luce delle ultime emissioni appaiono più credibili le ipotesi che, almeno fino ai primissimi giorni di gennaio, disegnano schemi generali di matrice occidentale se non ancora e di nuovo anticiclonici. E ci fermiamo qui, con la speranza imperturbabile di vedere, nelle prossime proiezioni, cose ben diverse e più allettanti. Il disegno identifica la situazione prevista in quota a fine anno ed è eloquente nel mostrare il bel promontorio stabilizzante sopra descritto, mentre la simbologia serve a fornire la scoraggiante linea evolutiva di inizio anno (frecce grandi) nonché quella, assai meno probabile (frecce piccole), che l’anticiclone possa darsi un profilo più meridiano…

Pierangelo Perelli

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