Editoriali Slider — 18 Febbraio 2021

Qualcuno, tra coloro che teorizzano il “no global warming antropico” e, semmai, un raffreddamento, enfatizza ogni grande afflusso freddo emisferico come il segnale della tendenza verso un raffreddamento. Peraltro, generalmente, gli eventuali grandi afflussi caldi li minimizza. E’ una visione della cosa per nulla scientifica, parziale e, persino, grottesca. Ammesso o non ammesso che il global warming antropico, più o meno, sussista e che sussistano, o meno, i termini di un riscaldamento globale è evidente che non possono essere i singoli episodi a dettare tesi di questo tipo, ancorabili solo ad approfonditi studi del clima su scale di secoli o millenni. Quando, stupidamente, si vuole a tutti i costi utilizzare il freddo di un inverno per sbandierare il “no global warming” accade, ad es., che se un inverno italiano o europeo non risulta particolarmente freddo, ci si appella al freddo USA e canadese. Ma facendo così non si fa altro che ricorrere a qualcosa che, in tal senso, non dimostra proprio niente. Il freddo USA e canadese, come quello di cui si parla in questi giorni, è, infatti, cosa frequente e, da questo punto di vista, non fa testo o ne fa ben poco. In molti si chiedono anche come mai a parità di latitudine (linea e frecce nere) a noi mediterranei toccano inverni spesso miti o poco freddi mentre a canadesi ed americani toccano spesso e volentieri bordate artiche e tempeste di neve. Beh, le ragioni di questa differenza sono parecchie e ben definite. Dovendo riassumere le principali possiamo così elencarle e descriverle: 1) l’alta pressione dinamica aleutinica o del pacifico (freccia rossa grande) è quella che maggiormente infastidisce il vortice polare favorendo discese di saccature artiche proprio sul nord america; il nostro corrispondente è l’alta azzorriana (freccia grande rossa) che non si comporta con modi altrettanto energici; 2) la massa d’aria fredda settentrionale che investe gli USA (frecce blu) quando si alza l’aleutinico è più continentale e dunque più fredda di quella settentrionale che scende sull’europa dai mari del nord; 3) ogni eventuale curvatura ciclonica e l’aria fredda annessa trovano meno ostacoli orografici su USA e canada e arrivano su dette aree in modo più diretto e tendendo ad affondare maggiormente (linea blu); 4) il freddo europeo e mediterraneo è causato maggiormente da afflussi da nord-est (freccia blu) piuttosto che da afflussi da nord (freccette blu), i quali, però, richiedono configurazioni che per ragioni di dinamica atmosferica non sono facili da realizzarsi; 5) il ramo africano del sub-tropicale è cosa che conosce bene il mediterraneo e che non appartiene di sicuro alle dinamiche meteo USA; 6) il clima dell’occidente europeo è mitigato dalla corrente del golfo (frecce rosse sottili). Alla fine della fiera gli sbandieratori del “no global warming” o del raffreddamento, peraltro assolutamente privi di basi e prove scientifiche, li lascino in pace i freddi inverni USA e li cerchino altrove, se riescono a trovarli, i motivi eventuali a sostegno delle loro tesi. E parlo da freddista. Il disegno mostra l’attuale situazione meteo in quota a livello emisferico che calza proprio a pennello al riguardo…

Pierangelo Perelli

Share

About Author

Pierangelo Perelli

(0) Readers Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Informativa sui cookie. Continuando la navigazione ne accetti l'utilizzo maggiori informazioni

Non utilizziamo alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie legati alla presenza di plugin di terze parti. Se vuoi saperne di più sul loro utilizzo e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostraINFORMATIVA

Chiudi